Pablo Trincia a Libertà, dalle estati a Vernasca alla passione del racconto

Domenica sera sarà protagonista a Bowlcast su Telelibertà e il 10 marzo tornerà a Piacenza con lo spettacolo teatrale "L'uomo sbagliato"

Matteo Prati
|23 ore fa
Dalle estati a Vernasca al diventare il re dei podcast in Italia, fino alla scoperta del teatro perché «raccontare è un atto primitivo. Le storie non si ascoltano, si sentono. Hanno odori, sapori, vibrazioni. Il mio lavoro è trasformarle in un’esperienza».
Pablo Trincia, autore, storyteller, pioniere del podcast in Italia, sarà protagonista della prossima puntata di Bowlcast, domenica 7 dicembre alle 21 su Telelibertà. Nato a Lipsia nel 1977 da padre italiano e madre persiana, Trincia è diventato negli anni una delle voci più riconoscibili del giornalismo narrativo italiano. Con “Veleno” ha segnato una svolta, mostrando la potenza del racconto audio nel rivelare ingiustizie, ossessioni e verità sommerse. Oggi è sui palchi di mezza Italia, a teatro, con “L’uomo sbagliato – Un’inchiesta dal vivo”, un progetto che unisce testimonianze, immagini e un modo inconfondibile di abitare una storia. Lo vedremo, con il suo nuovo spettacolo teatrale, il 10 marzo al Politeama.
Pablo, dopo tanti anni tra reportage, televisione e podcast, il teatro per lei è un punto d’arrivo o un nuovo inizio?
« È un modo diverso di incontrare le storie e le persone. Avevo bisogno di uscire dallo studio, di smettere di parlare a un microfono senza sapere chi mi stesse ascoltando. Volevo guardare il pubblico negli occhi, sentire l’energia che si crea quando una storia prende forma lì , davanti a te. Avevo la curiosità di capire che cosa sarebbe successo portando sul palco un’indagine. I risultati mi hanno sorpreso: date sold out 8 mesi prima, una risposta emotiva fortissima».
Che cosa significa per lei costruire un racconto?
«Un gesto d’amore. È come cucinare per qualcuno: vuoi creare benessere, attenzione. Per mesi mastichi informazioni, incontri persone, leggi, sogni. Tutto resta dentro, in sospensione. E poi, all’improvviso, devi trasformarlo in un’esperienza per qualcun altro. Quello è un momento sacro: la storia prende forma e diventa di tutti».