Maiocchi tira giù la “cler”, a Farini chiude la macelleria dopo 120 anni

Il grazie a chi lo ha aiutato, ai clienti - «e agli eroici allevatori di montagna» - in una lettera scritta a mano commuove il paese

Nadia Plucani
|2 giorni fa
La macelleria in uno scatto degli anni ‘50
La macelleria in uno scatto degli anni ‘50
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Quando chiude un negozio di paese si chiude una storia. A Farini, si chiude una storia durata 120 anni, quella di un’attività che ha sempre portato un solo cognome, Maiocchi, quella della macelleria che ha sempre affiancato la trattoria “del ponte”. Da 30 anni la macelleria è condotta da Piero Maiocchi, cresciuto in quel locale. I suoi prodotti, dagli insaccati alla carne, sono rinomati. Ora Maiocchi tira la “cler”, la saracinesca, per l’ultima volta, il cui rumore era ormai caratteristico.
Quando si sentiva quello stridio, tutti sapevano che Piero stava aprendo il negozio. «Tutto ha un inizio e una fine», dice Maiocchi in una bellissima e sentita lettera diffusa tra i suoi clienti. Una lettera scritta a mano, come non si vedono più facilmente, in cui si firma “Piero della Macelleria Maiocchi. Butchers since 1905”.
I suoi nonni, di Bettola e di Centenaro, decisero di acquistare l’abitazione a Farini e i terreni annessi, a metà strada dalle rispettive famiglie. «Ho ereditato l’attività da nonno Pedren, cioè Pietro, come me, e da mio padre, che era Ettore solo per l’anagrafe perché tutti lo chiamavano Girom. Mio padre ha mandato avanti la macelleria e mio zio il ristorante, ma lavoravano insieme, anche con mogli e noi figli. Era una cosa unica ». I Maiocchi hanno condotto la trattoria fino al 1994, poi venduta ad altri titolari che hanno proseguito fino al 2008. A 17 anni dalla chiusura della trattoria, ora chiude anche la macelleria. Non è ancora il momento della pensione – manca ancora qualche anno -, ma qualche difficoltà ha fatto decidere Maiocchi di chiudere.
« Devo ringraziare tutta la clientela che nei 120 anni di apertura ci ha permesso di portare avanti un’attività che, assicuro, è sempre stata contrassegnata da serietà e professionalità », afferma Maiocchi. «Io ho contribuito solo ad una piccola parte – 30 anni – di questa avventura e ho cercato sempre di seguire la strada indicata dal vero deus ex machina dell’attività, mia mamma Ebe Benedetti». Una donna forte e capace, veloce e precisa. «Era del 1931, ultima figlia dei miei nonni materni – racconta Maiocchi -, dopo i fratelli Renata e Ugo, notissimi a Farini per la loro laboriosità. Nessuno, né io né i miei storici collaboratori Gianon Segalini e Mariuccia Migliorini, riusciva a tenere il suo passo nel produrre i cotechini, il salame da cotta, il gambone, nel laboratorio». Il macello è andato avanti fino agli anni ’90, poi è rimasto come laboratorio. « Ho sempre cercato di fare prodotti di qualità – spiega Maiocchi –, di nicchia, naturali, e questo lo devo anche a quei pochi ma eroici allevatori che mi hanno consentito di garantire ai clienti un prodotto salubre che è stato il mio obiettivo primario. A loro va il mio saluto colmo di infinita gratitudine».