Festival del Pensare contemporaneo, "Attraversiamo" la quarta edizione

Presentata la kermesse prevista a settembre 2026. Reggi: «Evento di caratura nazionale che fa bene al territorio»

Redazione Online
|1 settimana fa
La presentazione alla Sala d'onore di Palazzo Rota Pisaroni
La presentazione alla Sala d'onore di Palazzo Rota Pisaroni
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Il Festival del Pensare contemporaneo cresce e diventa un appuntamento tradizionale a livello nazionale, ma soprattutto conferma la capacità di crearsi una grandissima reputazione, come ha affermato il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Roberto Reggi.
L’idea è di creare una sorta di "filo rosso", infatti, il tema scelto sarà l'attraversamento. A presentarlo venerdì 21 novembre sono stati i promotori e i curatori del festival che avrà luogo dal 24 al 27 settembre 2026 a Piacenza.
"Attraversiamo" è la parola scelta dagli studenti e docenti durante le riflessioni della terza edizione, che vuole rappresentare la collettività e non un percorso individuale, dice il curatore Alessandro Fusacchia. Questa parola è composta da «lasciare» e «approdare» che sono i momenti costruttivi di ogni forma di attraversamento.
La sindaca di Piacenza e presidente Fondazione Teatri, Katia Tarasconi: «Questa è un'edizione importante per la cultura, soprattutto perché aiuterà per la candidatura a Capitale europea della cultura 2033». Il festival ha come obiettivo quello di portare avanti il concetto di attraversamento collettivo, con l’unione della comunità, famiglia e della scuola. 
La prossima edizione avrà una rappresentazione visiva e pratica. All’interno ci sono entrate e uscite, non c’è uno spazio di attraversamento che potrebbe provocare ansia ma cooperazione e collaborazione. Per ora  i suoi ospiti e protagonista ancora non vengono svelati.
Per i direttori filosofici, Andrea Colamedici e Maura Gancitano: «Il pensiero contemporaneo chiama al plurale, ci coinvolge emotivamente e ci riporta alla quotidianità, dove ogni gesto condiviso diventa parte di un orizzonte più esteso. Immaginare il futuro significa farlo con un’ottica collettiva, assumere uno sguardo che non si limita al singolo ma si apre a un senso umano più ampio, capace di includere, comprendere e trasformare».