“Viale del tramonto” pellicola senza tempo, la fabbrica dei sogni fatta a pezzi da Wilder
Il capolavoro metacinematografico compie 75 anni e arriva in versione restaurata al Jolly2 di San Nicolò
Barbara Belzini
|4 settimane fa

Tra i tanti recuperi del Cinema Ritrovato, lunedì 10 novembre alle 21 il Jolly2 di San Nicolò ha in programma "Viale del Tramonto" di Billy Wilder: il film, che quest’anno compie 75 anni, viene riproposto in versione restaurata in 4k. Pietra miliare della storia del cinema, "Sunset Boulevard" – questo il titolo originale, che è il nome di una strada lunga e famosa che attraversa Los Angeles, e che evoca l’industria cinematografica hollywoodiana - è un noir girato in un tiratissimo bianco e nero che ruota intorno a una diva del muto in decadenza, Norma Desmond, e al suo incontro con Joe Gillis, giovane sceneggiatore disoccupato in cerca di fortuna alla mecca del cinema. La donna vive in un mausoleo zeppo di cimeli del suo glorioso passato con il maggiordomo ed ex marito, e sta pianificando un grandioso ritorno.
In cambio dell’ospitalità, Joe inizia a scrivere la sceneggiatura che dovrebbe segnare il ritorno di Norma sul grande schermo. Quando la donna comincia a fargli profferte amorose, il ragazzo inizialmente la rifiuta per poi tornare da lei e cominciare a condurre una doppia vita, dividendosi tra l’attrice e una giovane sceneggiatrice con cui sta scrivendo il soggetto per un film. La storia finirà in tragedia e non agitatevi perché non è uno spoiler: il geniale regista e sceneggiatore ce lo svela infatti all’inizio del film, che è raccontato in flashback da un cadavere che galleggia a testa in giù in una piscina, in una scena che è una delle più famose della storia del cinema.
La formula per il successo è, come sempre accade quando si tratta di Wilder, la solidità della storia e gli attori chiamati a interpretarla, da una vera ex signora del muto come Gloria Swanson al regista Eric von Stroheim, con cui il film ha una sorta di debito stilistico, fino a Cecil B. De Mille nei panni di se stesso. Il film fu candidato a 11 premi Oscar e ne vinse 3, per la Miglior sceneggiatura originale a Billy Wilder, Charles Brackett e D.M. Marshman Jr., per la Miglior scenografia e per la Miglior Colonna sonora.
Il film si muove sempre su due dimensioni, quella della finzione e quella reale del fulgido passato dei suoi protagonisti: il letto di Norma viene dritto da "Il fantasma dell’opera" del 1925, Buster Keaton fa un cameo nei panni di sé stesso mentre gioca a bridge, il Max von Mayerling interpretato da von Stroheim è un ex grande regista del cinema muto, ora ridotto a lavorare come maggiordomo della donna che un tempo aveva diretto e con cui era sposato. «Queen Kelly», il film che Norma Desmond mostra a Joe Gillis, è uno dei capolavori incompiuti di von Stroheim interpretato proprio da Gloria Swanson e interrotto a metà riprese per scontri con la produzione, tutto purissimo materiale metafilmico che racconta la fine della carriera hollywoodiana del regista, già segnata dalla censura di «Greed».
E ovviamente il doppio torna nel personaggio di Norma, vittima della propria stessa immagine: non è solo nostalgia la sua, ma un’ossessione patologica che fa parte della sua stessa personalità bipolare, divisa tra quel che resta della donna e l’attrice. Wilder qui critica apertamente la costruzione dello star system da parte delle major hollywoodiane: durante l’apice della celebrità, negli anni ‘20, le star del cinema, soprattutto le donne venivano modellate come fossero semidivinità misteriose e inaccessibili. Norma, Gloria, e possiamo osare, Marilyn, esistono solo se ci sono spettatori a guardarle, e quindi se sono giovani e belle: è esattamente la storia di «The substance» della regista francese Coralie Fargeat, body horror dai toni grotteschi che racconta con toni feroci e pieni di riflessioni sul contemporaneo una storia esemplare sul legame indissolubile tra fama e bellezza e sul prezzo che si è disposti a pagare per non essere dimenticati.
Nel 1950, Wilder anticipa temi inerenti alla cultura dell’esibizionismo del XXI secolo e mette in guardia dall’alto costo del mantenimento del proprio status di celebrità.
La celebre battuta finale del film, pronunciata da Norma al culmine del proprio delirio, è stata inserita al settimo posto nella lista delle cento migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi stilata dall’American Film Institute, e dice tutto, di loro e di noi, da una parte e dall’altra dello schermo. «Non esiste nient’altro. Solo noi, e la macchina da presa, e quelle meravigliose persone sedute là nel buio. Eccomi, Mr. De Mille, sono pronta per il mio primo piano».

