Inchiesta di Libertà, a tu per tu con il perito: «Pacciani non era il mostro»

Parla per la prima volta dopo 50 anni il criminologo Ivan Galliani. Oggi sul quotidiano il primo di tre appuntamenti sul Mostro di Firenze

Eleonora Bagarotti
Eleonora Bagarotti
|3 settimane fa
Una foto d’archivio dell’agenzia Ansa scattata poco dopo la scoperta del delitto agli Scopeti del 1985
Una foto d’archivio dell’agenzia Ansa scattata poco dopo la scoperta del delitto agli Scopeti del 1985
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Inizia oggi l’inchiesta di «Libertà» sul Mostro di Firenze attraverso una lunga conversazione con l’illustre professor Ivan Galliani, già docente di Criminologia e Difesa sociale nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Modena, che lavorò con Francesco De Fazio alle perizie sul caso, tuttora irrisolto, del Mostro.
«Non ho mai fatto articoli sull’argomento neppure su riviste scientifiche né tantomeno libri - anticipa Ivan Galliani -. Alcuni di voi si chiederanno perché, visto che c’è un gran trambusto sulla carta stampata, e lo dico subito: all’inizio si pensava che la serie di delitti non si fosse conclusa così, senza un’apparente spiegazione, poi c’è stato lo scrupolo, che dovrebbe essere del Perito che giura di non parlare con nessuno delle operazioni peritali, e noi avevamo la perizia ancora in corso perché non ci è stato consegnato da nessuno un foglio in cui c’è scritto che la perizia era finita. Poi è venuta, non la spiegazione, ma solo una precognizione del caso: infatti abbiamo avuto anzitempo sentore che le indagini avrebbero avuto un’altra «piega» rispetto a quello che pensavamo noi. E allora si sono un po’ raffreddati i rapporti con la Procura di Firenze, segnatamente il dottor Pier Luigi Vigna, il dottor Francesco Fleury e il dottor Paolo Canessa, e ci siamo dedicati ad altro. Soltanto nel 1994 siamo stati interpellati (era allora Pietro Pacciani l’incomparabile «mostro»), dal Tribunale di Firenze per andare a «dire la nostra» sul caso, e la dicemmo tutta la nostra versione, che non combacia molto con Pacciani. Da allora, come già detto, ci siamo dedicati ad altro per cui non ne sappiamo niente né di Pacciani né di altro condannato o imputato, o qualche sospettato. Una cosa l’abbiam saputa, anche prima di finire la nostra perizia, che Ruggero Perugini (capo della SAM, la Squadra anti mostro, ndr) dopo essere andato a Quantico, avesse trovato quel bossolo, di controversia attuale, cementato in un punto favorevole della siepe dell’orto di Pacciani, oltre ad aver avuto da Perugini un elenco delle Classificazioni di personalità secondo l’FBI, che io ho tradotto e fanno parte della prima perizia. Mentre non mi è rimasta neanche un riga della traduzione che ho fatto, con due studenti, ai quali va tutto il mio ringraziamento. Ma li abbiamo dati ai procuratori e non è rimasta neppure una pagina».
La pagina di Libertà sul Mostro di Firenze
La pagina di Libertà sul Mostro di Firenze