Il vino buono deve imparare a "fare rete". «Piacenza ha in mano la ricetta giusta»

Il convegno “L’enoturismo in Emilia Romagna” organizzato all’università Cattolica

Gabriele Faravelli
|1 mese fa
Il vino buono deve imparare a "fare rete". «Piacenza ha in mano la ricetta giusta»
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Un buon vino può attirare più visitatori, a patto di saperlo promuovere nella maniera più accattivante possibile facendo rete fra le varie cantine del territorio e spostando il proprio orizzonte verso Milano. Piacenza ha in mano la ricetta giusta per potenziare il proprio turismo del vino, arrivata nel corso del convegno “L’Enoturismo in Emilia Romagna”, organizzato dall’Associazione Le Donne del Vino dell’Emilia Romagna all’Università Cattolica di Piacenza: incontro aperto dai saluti di Paola Gorgatti, Delegata Regionale dell’Associazione Le Donne del Vino e moderato dalla giornalista Maurizia Ghisoni, con gli interventi di Silvia Lambertini, presidente regionale del Movimento Turismo del Vino, che ha tracciato l’identikit del fenomeno, Alessio Mammi, assessore regionale all’Agricoltura, agroalimentare, caccia e pesca, che ne ha evidenziato la portata nell’ambito dell’economia agroalimentare della regione e la conclusione di Donatella Cinelli Colombini, direttrice del Centro studi enoturistici ed oleoturistici dell’Università Lumsa, che ha parlato delle nuove sfide che attendono l’enoturismo nei prossimi anni.
Presenti al dibattito rappresentanti di cantine, Città del Vino, Strade dei Vini e dei Sapori: come ha sottolineato Cinelli Colombini «il turismo del vino è una prospettiva di speranza proprio per loro, è importante parlarne soprattutto in un territorio come quello di Piacenza che è molto vicina a Milano e al turismo congressuale, credo che possa sviluppare davvero tanto in termini di enoturismo». Ci saranno dunque sfide da vincere in futuro, principalmente «quelle di saper coniugare il vino con le tradizioni locali, gastronomiche, architettoniche e culturali, per poter dare così a ogni territorio un connotato diverso. Il turismo si basa infatti sulla diversità, sull’unicità dell’offerta ed è proprio da qui che bisogna ripartire».
Tornando alla situazione di Piacenza, il consiglio basilare per migliorare quest’offerta è uno solo: «Secondo me le cantine del Piacentino devono prima di tutto organizzarsi in rete, il turismo è un mercato enorme e molto più grande di quello del vino che da solo è praticamente invisibile. Inoltre, devono offrirsi al territorio milanese e quello deve essere il primo obiettivo: purtroppo è un po’ triste dirlo per me che sono laureata in storia dell’arte, ma tra la visita a Brera e quella di una cantina del Piacentino io penso che tutti quanti preferiscano venire qui».