Allarme acari del legno: dermatiti in aumento con l'invasore invisibile
Punture pruriginose e dermatiti in crescita per effetto di umidità e clima. Gli esperti: fondamentale prevenire e trattare gli ambienti infestati
Elisabetta Paraboschi
|4 mesi fa

Sono nei nostri salotti, nelle camere da letto, si annidano nei mobili e negli armadi e da lì negli abiti: trovarseli addosso è un attimo. Sono gli acari e più precisamente quelli delle larve dei tarli del legno: non succhiano il sangue, ma pungono ripetutamente l’uomo, provocando dei “ponfi” fastidiosi che compaiono a distanza di qualche ora dalla puntura. Un fenomeno che negli ultimi anni risulta in aumento, insieme ai casi di dermatiti da acari e di scabbia.
«In questi anni abbiamo riscontrato un incremento delle dermatiti da acari – conferma Edmondo Vetrugno, responsabile del Centro assistenza urgenza di Piacenza – si tratta di una crescita costante, favorita anche dal cambiamento climatico. Stanno crescendo anche gli episodi di scabbia, malattia contagiosa provocata dal parassita Sarcoptes scabiei: in questi casi il paziente viene inviato ai colleghi di Dermatologia in collaborazione con Igiene pubblica. Quando invece riscontriamo situazioni atopiche, il consiglio è di utilizzare creme emollienti e idratanti accompagnate da antistaminici per alleviare il prurito».
«Negli ultimi mesi – spiega Silvia Peveri, responsabile di Allergologia dell’ospedale di Piacenza – abbiamo visto più spesso dermatiti causate da acari del legno, legate alla maggior diffusione dei tarli, a sua volta favorita da condizioni di umidità elevata. La loro puntura provoca lesioni simili a papule o ponfi rossi molto pruriginosi, con un piccolo puntino centrale che è un segno abbastanza caratteristico. Colpiscono soprattutto le zone esposte come braccia e gambe e, poiché si trovano nell’ambiente, più membri della stessa famiglia possono sviluppare contemporaneamente le stesse lesioni. Il trattamento è sintomatico, ma per evitare recidive è fondamentale eliminare la fonte: mantenere ambienti asciutti e ben ventilati, ridurre l’umidità e, nei casi di infestazione importante, ricorrere a trattamenti chimici specifici per tarli e acari».
«Le temperature più alte, quelle delle stagioni estive per intenderci, causano un proliferare dei tarli e quindi anche degli acari che si nutrono delle larve - spiega l’entomologo della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica di Piacenza, Emanuele Mazzoni - anche se non necessariamente il “global warming” ha sempre un effetto positivo, soprattutto con temperature troppo alte».


