Alla Scala di Milano c'è anche la giovane Piacenza
Gli under 30 all'anteprima lirica
Redazione
|21 ore fa

Il foyer della Scala
«Alla Scala di Milano mi sento di casa come a Piacenza», dice Michele Raggi, 30 anni, giovane avvocato emiliano e docente di diritto privato alla Cattolica di Piacenza, appassionato di lirica. «La facciata del teatro, tra l’altro, è gemella del nostro Municipale», osserva. È fra gli “Under 30” che affollano il teatro lirico milanese per l’anteprima inaugurale. Prima della Prima, dunque, tocca ai giovani.
Anticipano la Milano Bene del 7 dicembre, la serata con le “sciure” ingioiellate.
Anticipano la Milano Bene del 7 dicembre, la serata con le “sciure” ingioiellate.

Ma loro, “i ragazzi con il biglietto a 20 euro” nella prova generale riservata alle nuove generazioni, molto spesso non sono di Milano. Arrivano da altre regioni. Molti dal sud o dall’estero. Studiano/lavorano in Lombardia. Amano l’opera (quest’anno, la “Lady Macbeth” di Shostakovich, in diretta su Raiuno oggi alle 18). Colti, eleganti, motivati. Mentre tanti loro coetanei milanesi sembrano preferire magari la “movida”. Una sorpresa, dunque: i “ragazzi della Scala”, sempre più spesso, non sono milanesi. Fra loro si aggira il sovrintendente scaligero Fortunato Ortombina. Pure lui non è meneghino: mantovano naturalizzato veneziano per i molti anni al vertice della Fenice.
Il piacentino Michele Raggi, ad esempio, dall’età di 18 anni frequenta con regolarità i teatri lirici. Soprattutto il “suo” Municipale. A Piacenza presiede l’associazione giovanile “Le maschere”. A Milano, nel foyer della Scala affollato di studenti, si fa fotografare sotto la statua del “suo” Verdi. «Qui vengo con regolarità: Tosca, Attila, Butterfly, Godunov ecc.», ricorda. «Non mancherò l’anno prossimo con Otello. Anche se, purtroppo, non sarò più Under 30». Ovviamente è pronto all’imminente Prima piacentina con lo Stiffelio di Verdi (mercoledì 17 gratis per i 18enni, venerdì 19 la Prima).

È invece originaria di Bari Ilaria Imbimbo, 22 anni. Studia medicina all’Università Statale. «I paesaggi e il mare della mia Puglia mi mancano», ammette. Figlia del soprano Rosangela Russo, beve latte e lirica dall’infanzia. Per l’anteprima giovani è venuta con 3 amici. «Ecco Roberto Bolle!», esclama. Lo ricorda nel 2023 al Petruzzelli. Vuole avvicinare il mito del balletto. Lo aggancia tra la folla.

«Sono venuti anche 3 miei studenti», dice Mario Scucces, 28 anni. Originario di Vittoria in Sicilia, specializzando al Conservatorio di Milano, lavora come insegnante di musica al Collegio San Carlo di corso Magenta con ragazzi dagli 11 ai 19 anni. «Li ho portati alle lezioni di Muti alla Fondazione Prada», racconta. «Così Mozart è diventata la loro passione: vogliono 10 minuti di Don Giovanni a ogni lezione».

È alla sua 4° anteprima scaligera Claudia Yupanqui, 26 anni, nata a Milano da genitori peruviani. «Tre anni fa al Macbeth di Verdi cantava il peruviano Ivan Ayon Rivas. All’Elisir d’amore avevo apprezzato il nostro mitico Juan Diego Florez», aggiunge. «A teatro a Lima ho scoperto Chabuca Granda, grandissima cantautrice sudamericana. Oggi sono curiosa per questa Lady Macbeth russa», conclude.
«Shostakovich? Finalmente lo approfondisco», ammette Marco Luchetti, 30 anni, di Macerata. A Milano da 10 anni, alla Bocconi insegna economia dell’arte. Alla Scala ha ritrovato diversi suoi bocconiani. Studenti da tutta Italia, non certo milanesi doc. «La Scala? Quasi una sfida. I posti disponibili sono circa 2.000. Non è facile recuperare i biglietti», osserva.
«Questa è un’opera choc. Quasi femminista», sottolinea Francesca Giordano, 26 anni, originaria di Pignataro Maggiore (Caserta). Studia direzione d’orchestra al Conservatorio. In passato, non è mai riuscita a entrare in nessuna Prima. Ma viene alla Scala abitualmente. Di recente, per Barenboim. È riuscita a organizzare grazie al suo compagno di corso Jacopo Mengarelli, 29 anni, originario di Sirolo (Ancona). «L’anno scorso c’ero già», aggiunge lui. «Come allora, oggi dirige Riccardo Chailly. Un grande!», esclama. «Ha mille attenzioni. Ad esempio, l’anno scorso alle prove, una grande piattaforma girevole cigolava. Chailly ha pazientato. Finché i tecnici non hanno sistemato quel rumore imprevisto».
Scenografie in movimento ci sono anche in questa Lady Macbeth, giusto? «Fila tutto liscio», conclude il 29enne. «Ma per Chailly non deve essere facile dirigere cantanti che scorrono sulla scena movimentata».
«Questa è un’opera choc. Quasi femminista», sottolinea Francesca Giordano, 26 anni, originaria di Pignataro Maggiore (Caserta). Studia direzione d’orchestra al Conservatorio. In passato, non è mai riuscita a entrare in nessuna Prima. Ma viene alla Scala abitualmente. Di recente, per Barenboim. È riuscita a organizzare grazie al suo compagno di corso Jacopo Mengarelli, 29 anni, originario di Sirolo (Ancona). «L’anno scorso c’ero già», aggiunge lui. «Come allora, oggi dirige Riccardo Chailly. Un grande!», esclama. «Ha mille attenzioni. Ad esempio, l’anno scorso alle prove, una grande piattaforma girevole cigolava. Chailly ha pazientato. Finché i tecnici non hanno sistemato quel rumore imprevisto».
Scenografie in movimento ci sono anche in questa Lady Macbeth, giusto? «Fila tutto liscio», conclude il 29enne. «Ma per Chailly non deve essere facile dirigere cantanti che scorrono sulla scena movimentata».
TITO GILIBERTO







