Duecento uomini violenti in cura nelle strutture

L'attività del Cipm (tra Piacenza e Parma) sia in carcere che sul territorio per stalking, maltrattamenti in famiglia e violenze sessuali

Patrizia Soffientini
Patrizia Soffientini
|4 giorni fa
Alcune delle relatrici impegnate nel convegno al castello di Calendasco
Alcune delle relatrici impegnate nel convegno al castello di Calendasco
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Risvolti inediti nel contrasto alla violenza di genere sono emersi nel corso di un evento di particolare interesse al Castello di Calendasco: “Sovversive”. Titolo tratto da una riflessione di Michela Murgia: “Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva”, scrive in “Stai zitta”. E la mattinata di lavori, accompagnata da brani della scrittrice letti da Manuela Sitzia e dalle interpretazioni all’oboe di Elena Fulgoni, ha affrontato il fenomeno da angolatura diverse.
Elena Di Blasio ha parlato dell’attività del Cipm Emilia di Piacenza, il Centro Italiano per la Promozione della Mediazione che si occupa di autori di violenza nei confronti delle donne: stalking, maltrattamenti intra familiari, violenza sessuale, reati sessuali verso i minori con una équipe composta da diversi professionisti: criminologi, psicologi, psicoterapeuti, mediatori, educatori, avvocati, sessuologi. Ebbene, si contano duecento uomini in trattamento nelle due sedi Cipm (un’altra è a Parma), sia dal carcere che dal territorio. Un numero notevole.
Il tema è esteso e i paesi non ne sono immuni. Il sindaco Filippo Zangrandi ha riferito che a Calendasco nell’anno in corso sono scattati due codici rossi e due minori sono stati collocati in comunità. E’ fondamentale - ha detto - combattere gli stereotipi di genere, i pregiudizi, evitando vittimizzazioni secondarie delle donne.
L'evento "Sovversive" ha alternato anche momenti di lettura e musicali
L'evento "Sovversive" ha alternato anche momenti di lettura e musicali
Tra gli ospiti del convegno c’era la giornalista Claudia Sarritzu Ghironi, autrice di “Parole avanti”, la scrittrice sarda è intervenuta sul linguaggio di genere. Ascoltando alcune discussioni sul perché le donne in guerra continuano a fare figli, Sarritzu ha indagato questa vera e propria forma di resistenza, di conservazione della cultura e dell’identità attraverso i figli, un’azione contro la guerra. A sua volta Sitzia - vice presidente del Gremio Sardo Efisio Tola - ha rilevato come sia un problema anzitutto culturale quello della violenza di genere che andrebbe affrontato a partire dalle scuole. E di come sia necessario intervenire sui ragazzi e ragazze che vivono contesti violenti e sono poi portati a replicare modelli sbagliati nella vita adulta.
L’incontro si è rivelato un interessante mosaico di voci: anche quelle di Bastianino Mossa (Federazione associazioni sarde in Italia), Ilaria Egeste (Centro Antiviolenza), Giovanna Sgorbani e Mattina Montanini (Coop sociale Kairos), Nicoletta Malesa (Cam Sardegna), Nicoletta Corvi (Comune di Piacenza). Ha moderato Venera Tomarchio consigliera provinciale per la Parità di Genere.