Celestini, assurdo ritrovarci come a marzo

30 Ottobre 2020 21:32



(ANSA) – ROMA, 30 OTT – Oggi in piazza “ho trovato lo stesso sconcerto e rabbia che stanno provando tutti gli italiani. E’ assurdo ritrovarci nelle stesse condizioni di marzo”. Lo dice all’ANSA Ascanio Celestini, che oggi ha partecipato a Roma alla manifestazione organizzata in varie città dai lavoratori dello spettacolo contro lo stop a cinema e spettacolo dal vivo, deciso con il nuovo Dpcm. “Va tutelato lo spazio del teatro e la relazione con lo spettatore, preziosi soprattutto in questo momento – spiega l’autore, regista e attore -. Se tenere i teatri aperti con gli spettatori già ridotti dalle precedenti misure è ritenuto pericoloso, io sono pronto a ridurli, anche fino ad avere un solo spettatore. E’ una porta che non si può chiudere”. Questo perché “sempre di più le persone vivono e viaggiano verso la solitudine. Sempre di più i luoghi d’incontro scompaiono, a favore di un incontro virtuale. Se inizia a passare l’idea che il teatro possa diventare totalmente performance virtuale, si perde una parte fondamentale della nostra cultura”. In questo momento “devono arrivare risorse a tecnici e artisti per permettergli di sopravvivere, “ma sarebbe bene anche immaginare risorse per permettere di organizzare spettacoli che possano arrivare al pubblico in tutta sicurezza”. Da padre di due figli Celestini è preoccupato anche per l’immobilismo sulla scuola: “Perché non portare gli studenti a teatro per valorizzarne la funzione pubblica di piazza coperta? Sempre rispettando rispettando ogni regola di sicurezza, sarebbe possibile”. Sarebbe un passo avanti, rispetto a “una scuola ancora ottocentesca, dove i professori sanno insegnare esclusivamente in presenza. Non hanno nessuna formazione per insegnare a distanza e quindi vengono catapultati in linguaggio che non conoscono”. L’autore di Radio Clandestina non ha grande fiducia in questo momento nel governo (“ha dimostrato di avere una capacità di programmazione pari a zero”), ma ne ha nelle singole forze culturali delle “piccole patrie di questo Paese”, che “hanno la forza per reagire”. (ANSA).

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