George Clooney a Londra: “i marmi del Partenone sono di Atene”

09 Marzo 2021 15:51


(ANSA) – NEW YORK, 09 MAR – George Clooney torna alla carica sui marmi del Partenone: in una lettera a un gruppo di studiosi l’attore e regista da sempre impegnato sul fronte dei diritti umani, ha chiesto che Londra restituisca ad Atene le preziose sculture che in eta’ classica adornavano il tempio costruito da Pericle sull’Acropoli. “Ci sono molti oggetti di valore storico che dovrebbero essere restituiti ai loro legittimi proprietari. Nessuno e’ cosi’ importante come i marmi del Partenone”, ha scritto il protagonista di “Monuments Men” a Janet Suzman, la presidente del British Committee for the Reunification of the Parthenon Sculptures. Fregi e metope furono asportati due secoli fa dall’Acropoli da Thomas Bruce, il settimo conte di Elgin e l’ambasciatore britannico presso l’Impero Ottomano, che li vendette nel 1816 al British Museum per 35 mila sterline d’oro dell’epoca. Da allora le sculture sono di casa in una galleria del museo dove vengono solitamente identificati come “Marmi Elgin”. La polemica e’ approdata sul giornale greco “Ta Nea” e rilanciata negli Usa da “The Art Newspaper”. Non e’ la prima volta che Clooney scende in pista per la causa della restituzione. Lo aveva fatto nel 2015, un anno dopo l’uscita nelle sale del suo film sugli ufficiali alleati che durante la seconda guerra mondiale salvarono monumenti e opere d’arte in Italia, sostenendo che “il Partenone e’ stato diviso a meta’ e a un certo punto queste meta’ verranno di nuovo unite”. All’epoca la moglie dell’attore, Amal Alamuddin Clooney, lavorava come consulente legale dal governo greco per ottenere la restituzione dei marmi. Atene aveva alla fine respinto il suggerimento dell’avvocatessa anglo-libanese di portare il caso davanti alla Corte Internazionale di Giustizia temendo un irrevocabile “no” da parte dei giudico dell’Aja. Negli ultimi anni i greci hanno favorito il canale diplomatico, proponendo la mediazione dell’Unesco. Un’offerta, questa, respinta dal British Museum. (ANSA).

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