Venezia tricolore, la mostra “non si poteva non fare”
30 Agosto 2020 18:33
(ANSA) – ROMA, 30 AGO – “Si poteva non fare la Mostra? Si. Si doveva evitare di farla? Forse si…Per noi la risposta giusta è: non si poteva non farla”: Alberto Barbera, nell’imminenza dell’apertura di Venezia 77 (2-12 settembre), coglie l’aria che tira, un misto di preoccupazione-agitazione palpabile. Quest’anno è diverso e c’è fermento, vista anche la diffusione non certo debellata del Coronavirus. “Seguiteci con affetto e sosteneteci con generosità. Fa bene far bene al cinema”: la frase del direttore Barbera, quasi un appello, è il mood del festival: il tifo per il cinema. Specie quello italiano. Non c’è dubbio che, al di là dei numeri, 4 in concorso per il Leone d’oro più tutti gli altri, ci sia una carica tricolore a Venezia 77 un’occasione non cercata, determinata dalla contingenza della pandemia, che di fatto offre al cinema italiano una grandissima vetrina internazionale. Per il cinema italiano, i suoi registi e i suoi interpreti, Venezia 77 è come si dice ‘the place to be’. E anche per questo è importante che il festival, con tutti i rischi, le prudenze e le precauzioni sanitarie del caso, si faccia, si fa.Non a caso l’apertura del 2 settembre, per la prima volta dopo 11 anni, è affidata ad un film italiano: Lacci di Daniele Luchetti con Luigi Lo Cascio e Alba Rohrwacher. La pattuglia italiana è guidata dai quattro titoli in concorso. LE SORELLE MACALUSO, della drammaturga Emma Dante, una storia familiare di tre generazioni improntata sulla sorellanza”. MISS MARX di Susanna Nicchiarelli con l’attrice inglese Romola Garai nei panni della figlia più piccola del filosofo del Capitale, femminista ante litteram, travolta da un amore appassionato ma dal destino tragico. PADRENOSTRO di Claudio Noce con Piefrancesco Favino che racconta gli anni di piombo visti da un bambino con la vita sconvolta dall’attentato terroristico ai danni di suo padre e dall’incontro con un ragazzino più grande ribelle e sfrontato. E infine NOTTURNO il nuovo film documentario di Gianfranco Rosi, l’autore Leone d’oro di Sacro Gra e nomination all’Oscar per Fuocammare. Lontano dalla linea del fronte, girato in tre anni lungo i confini di Siria, Iraq, Kurdistan, Libano illumina e dà voce aldramma umano di quelle popolazioni. (ANSA).
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