Una “Crepa” che vale la trasferta

Di Giorgio Lambri 01 Marzo 2022 19:01

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Isola Dovarese è raggiungibile anche per via fluviale, credo che la proporrò come gita a qualche amico diportista del Po. Discesa del Grande Fiume lungo la ghiotta direttrice d’acqua padana che supera Zibello, arriva a Viadana e Guastalla, per poi risalire l’Oglio fino a Piadena e più su, fino alle antiche terre bassaiole dei Dovara di Isola, che furono dominio dei Gonzaga e parte del Principato di Bozzolo prima dell’annessione al Regno d’Italia nella provincia di Cremona (sebbene ai confini con quella mantovana, che sta sull’altra sponda del fiume). Una volta attraccato resta da percorrere qualche centinaio di metri fino alla vecchia “Locanda del Ciclista” più nota come il “Caffè La Crepa”, nelle sale del maestoso palazzo della Guardia (XV secolo) affacciato su una delle più belle e sconosciute piazze dell’ Italia minore, intitolata a Giacomo Matteotti. Nel tempio dei fratelli Malinverno, da sempre, non sono di casa solo i Vip, ma anche i grandi chef di diverse generazioni, da Bocuse a Ducasse, da Cracco a Oldani. Perché “La Crepa” non è solo un ristorante storico, ma una pietra migliare, un ghiotto buco nero nel rapporto spazio temporale, uno di quei luoghi dove tutto – ma veramente tutto – è meravigliosamente autentico, dove si respira il fascino della vera cucina italiana di tradizione, quella che dal Dopoguerra si è incamminata faticosamente verso gli anni del boom economico. In un ambiente che sembra preso da un film in bianco e nero degli anni Sessanta. Non ringrazierò mai abbastanza l’amico Filippo Chiappini Dattilo per avermi dischiuso la conoscenza di questa roccaforte della buona tavola, dove tutto è curato alla perfezione: dagli ingredienti alla mise en place, dall’accoglienza alla carta dei vini. E dove ci si può appagare con voluttà breriana (anche se qui era di casa soprattutto il suo compianto e geniale “figlio adottivo” Gianni Mura) partendo magari da un emozionante “Foie Gras en Terrine con pan brioche e confettura di cipolle”, transitando beatamente su ghiottonerie tipo il “Savaren” di riso con ragù classico e lingua salmistrata” e il”Riso alla Pilota con salsiccia, ciccioli d’oca e finocchietto”, per approdare a sublimi delicatezze tipo “l’oca in Terragna con polenta”, i “rognoncini di vitello al cognac” e la “scaloppa di fegato grasso d’oca” e chiudere con un must degli anni 70/80 rigorosamente hand made come lo “zuccotto”. Per tacere di altre perle come le “lumache nostrane alla moda di Borgogna” (dove il guscio è sostituito da una crosta di pane), il “piatto di pesce all’Isolana” (luccio in salsa, anguilla marinata e carpioni), i “pisarei con anguilla e fagiolini dell’occhio”, i “tortelli di zucca” (burro e salvia) la “zuppa di Cipolle Bianche”, lo “storione del Po cotto in padella e servito con verdure”, la “paranza di pesce d’acqua dolce”, il leggendario “cotechino Vaniglia di Ambrogio Saronni con lenticchie, verze e polenta” e il “bollito misto alla cremonese con salsa verde e mostarda”. Insomma una di quelle opulente crapule per le quali è opportuno prevedere una dieta detox per la settimana successiva. Anche perché i Malinverni hanno in serbo meravigliose sorprese anche per quanto riguarda i vini. Noi abbiamo imboccato con gioia la strada della Borgogna con un profumato Aligotè bianco e un perfetto Pinot Nero di Beaune. Concedendoci anche una bollicina di Franciacorta in apertura dei giochi e un brindisi della staffa con la strepitosa Chartreuse. La cantina e la bottega annesse al Caffè La Crepa (che di giorno funge da bar per gli abitanti di Isola Dovarese) meritano assolutamente una visita guidata, al pari della gelateria, che produce straordinarie creme, torte e semifreddi. Alle pareti troverete decine di testimonianze non solo della storicità del luogo e del locale, ma anche di quanto gradimento abbia riscosso in ghiottoni del calibro di Mina e Ugo Tognazzi e quanto tuttora ne riscuota considerato lo stabile inserimento tra i Bib Gourmand Michelin (che sono in Italia e nel mondo una portentosa bussola di orientamento gastronomico, meno cara degli stellati, ma non non meno soddisfacente).

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