Bioplastiche dagli alimenti, la Cattolica in prima fila con “Newpack”

19 Novembre 2019 19:30

Ottenere bioplastiche dai residui alimentari. Se ne è discusso all’Università Cattolica dove si è fatto il punto sul progetto triennale “Newpack”, che vede in prima fila l’ateneo piacentino e l’università finlandese di Oulu, oltre ad altri enti di ricerca e partner industriali, in tutto 13 collaborazioni da 8 paesi. L’obiettivo della ricerca è ottenere imballaggi “bio” dai residui degli alimenti, sviluppare quindi prototipi di nuovi tipi di bioplastica, testati anche su diversi alimenti come frutta mista fresca, funghi freschi e salumi in busta, per capire se possono sostituire gli imballaggi tradizionali di plastica derivante da fonti fossili, usati ogni giorno.

“Il vantaggio – spiega Giorgia Spigno, docente di scienze e tecnologie alimentari e responsabile del progetto per l’ateneo – è sotto il profilo della sostenibilità ambientale. Si utilizzano biomasse invece di plastiche fossili, le quali derivano da un sottoprodotto della raffinazione del petrolio, fonte non rinnovabile. Per avere delle bioplastiche si cerca di sfruttare risorse che possono rinnovarsi in un tempo più breve”.

Oltre a Giorgia Spigno, l’Università Cattolica vanta un ricercatore di 30 anni, Andrea Bassani, nel corposo team di coloro che stanno portando avanti il progetto.

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