Sentenza del Tar sul verde, il Comune valuta ricorso al Consiglio di Stato

12 Febbraio 2020 16:29

A seguito della sentenza del Tar di Parma sull’affidamento dell’appalto per la manutenzione ordinaria del verde – che ha accolto il ricorso della cooperativa piacentina Geocart, dichiarando illegittima la gara da oltre due milioni di euro indetta dal Comune di Piacenza per il lotto numero 2 dell’appalto per la manutenzione del verde pubblico, assegnato nel maggio 2019 alla cordata guidata dalla coop cremonese Cuore Verde – l’amministrazione comunale precisa che sta valutando la possibilità di ricorrere al Consiglio di Stato, a tutela della trasparenza e della correttezza, da parte dell’ente, nella gestione della pratica e di tutto l’iter di gara.

“Nel sottolineare che la sentenza del Tar non rileva illegittimità tali da annullare il contratto già stipulato con il raggruppamento temporaneo di imprese – si legge nel comunicato del Comune – garantendo la prosecuzione del servizio senza interruzioni né disagi per l’utenza, l’amministrazione respinge, ora e per il futuro, ogni strumentale accusa volta a screditare la Giunta e a ledere la reputazione degli uffici competenti, sul cui operato non vi è stata né può esservi alcuna ingerenza politica. Qualsiasi interferenza da parte del sindaco e degli assessori, sul lavoro dei dipendenti comunali, sarebbe infatti da considerarsi illecita e di gravità tale da configurarsi come reato penale”.

“L’amministrazione ritiene quindi inaccettabili pretestuosi attacchi, a maggior ragione se provengono da chi ha rivestito in passato la carica di assessore – prosegue Palazzo Mercanti -, fingendo di scordarsi delle inadempienze delle precedenti Giunte di centro-sinistra che sono costate, ai contribuenti piacentini, oltre 4 milioni di euro a seguito del contenzioso legale per la riqualificazione dell’ex Macello”.

“Ribadendo il rispetto per la professionalità del personale, cui competono interamente le procedure concorsuali e di gara dalla stesura dei bandi all’affidamento degli appalti, l’Amministrazione comunale intende tutelare tale professionalità sino a quando non si dimostri che vi sono stati comportamenti e atti in malafede, a scapito del bene pubblico e dell’efficienza del Comune; in tal caso, chi ne fosse responsabile dovrà risponderne nelle sedi opportune”.

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