Pontiggia: “Immagine degli interrogativi dell’epoca, ma anche dei giorni nostri”

28 Novembre 2020 13:21

“Con questa opera di Klimt, e con altre sullo stesso filone, la figura umana ritorna con la sua completezza al centro del quadro, ma non più con il dominio sul mondo che c’era nel rinascimento, ma con timore e trepidazione. La stessa malinconia che c’è nello sguardo malinconico e interrogativo della Signora di Klimt, perché l’intorno è un enigma irrisolvibile. E oggi più che mai è uno sguardo e un significato vicino a noi perché il nostro tempo è pieno di interrogativi”.

E’ Elena Pontiggia , curatrice del “Progetto Klimt” assieme a Gabriella Belli, a descrivere l’opera dell’artista austriaco durante la cerimonia di ritorno alla galleria d’arte Ricci Oddi, analizzandola nel dettaglio a partire dal ritratto di ragazza nascosto sotto all’attuale dipinto. “Non è più il ritratto spensierato di una ragazza alla moda – spiega l’esperta – ma l’immagine di una donna più fragile, che con una maggiore tensione dinamica rappresenta il momento drammatico che l’Europa stata vivendo”.

“Un quadro che risente del periodo impressionista dell’artista, dove la vitalità del colore esprime non gioia ma sofferenza”. Significativo – ha aggiunto Pontiggia – il motto di Klimt, ripreso dai Vangeli: “Il mio regno non è di questo mondo”, riferito non tanto a sé stesso quanto all’arte.

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