Montanari racconta i cavalli: “Patrimonio della comunità”

04 Febbraio 2021 13:30

 

In un periodo in cui i musei e le gallerie d’arte sono rimaste chiuse per lungo tempo, a causa delle restrizioni per contrastare l’epidemia da Covid, i cavalli del Mochi sono stati al centro della scena, patrimonio fruibile da chiunque. Capolavori che hanno acquisito ancora più valore culturale grazie all’installazione di Paladino. Oggi, 4 febbraio, alla valorizzazione dei cavalli si aggiunge un tassello in più con la presentazione del volume dal titolo: “Capolavori fuori centro – I cavalli di Piacenza di Francesco Mochi, scritto da Tomaso Montanari, edito per i tipi di Skirà con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e in collaborazione con il Comune di Piacenza. Il volume è stato presentato in diretta streaming sul sito della Fondazione a cui hanno partecipato: il presidente della Fondazione Massimo Toscani, Corrado Azzollini per la Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza e l’assessore alla cultura del comune di Piacenza Jonathan Papamarenghi.

“Abbiamo bisogno di ritrovare le ragioni che ci fanno rimanere umani. Mai come in questi mesi abbiamo sentito quanto sia importante il patrimonio culturale – spiega Montanari –  l’Italia ha una straordinaria capacità creativa ma ha anche costruito istituzioni per le conservazioni. Parto dal titolo del mio volume: Mochi era un’artista eccentrico, ciò significa fuori dal centro, che può essere dal punto di vista del temperamento, artistico ma anche geografico. I cavalli sono opere di piazza, profondamente legate al tessuto civile, esposte all’aria e al cielo”.

Il presidente Toscani è tornato a porre l’accento sulla necessità di “esportare” la conoscenza del nostro patrimonio: “Abbiamo opere straordinarie che dobbiamo far conoscere fuori, ma prima di tutto dobbiamo conoscere noi ciò di cui disponiamo. Da qui nasce l’idea di realizzare un volume dedicato ai cavalli del Mochi. C’è bisogno di entusiasmo per raccontare le opere d’arte, abbiamo bisogno di trascinatori – spiega Toscani – come Tomaso Montanari”. L’assessore alla cultura del comune Papamarenghi ricorda: “Questi capolavori sono in piazza, fruibili e godibili da tutti. E’ un’occasione importante per sottolineare il valore dell’arte e della cultura che si rivolge a un “noi”, a una comunità.

“I monumenti equestri farnesiani di Francesco Mochi – si legge nella presentazione del volume – sono uno straordinario esempio di “patrimonializzazione”, cioè di ingresso di capolavori d’arte dell’antico regime nel patrimonio storico e artistico dell’Italia costituzionale e democratica. Una folta documentazione permette di ricostruire in dettaglio la genesi delle opere, sia da un punto di vista delle dinamiche della committenza dinastica e di quella civica, sia da quello del lavoro artistico e delle vicende legate alla fusione dei bronzi. L’orgogliosa libertà di Francesco Mochi esce ben leggibile da questa nuova ricostruzione. Un rinnovato esame delle opere – unico capolavoro in bronzo di un grande marmoraro unico capolavoro della scultura protobarocca “fuori centro”, ovvero fuori di Roma – permette nuove acquisizioni critiche, specialmente nella lettura delle complicate, ricchissime allegorie del basamento del Ranuccio Farnese, che riacquistano una comprensibilità mai raggiunta dagli studi condotti fino a oggi. Il volume si avvale inoltre dei contributi di Anna Còccioli Mastroviti, sulle operazioni di restauro dei due monumenti nel corso degli ultimi due secoli, e di Marcello Spigaroli, sull’utilizzo della piazza che li ospita, e a cui danno nome, in senso scenografico e teatrale”.

BIOGRAFIA – Tomaso Montanari (Firenze 1971), normalista, è professore ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università per Stranieri di Siena, dopo aver insegnato all’Università di Napoli Federico II e a quella di Roma Tor Vergata. Autore di numerose pubblicazioni, ha vinto il Premio Giorgio Bassani di Italia Nostra per il giornalismo in difesa del patrimonio culturale. Ha ricevuto dal Presidente della Repubblica l’onorificenza di Commendatore “per il suo impegno a difesa del nostro patrimonio”. Scrive sul Fatto Quotidiano e sul Venerdì di Repubblica.

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