DOOM: The Gallery Experience, se l’inferno diventa una galleria d’arte
Il famoso videogame dei creatori Filippo Meozzi e Liam Stone: hanno sostituito le armi con calici di vino, souvenir e stuzzichini
DOOM è un famoso videogioco sparatutto del 1993, in cui un marine spaziale deve sterminare orde di demoni, direttamente usciti dall’inferno. Nel corso degli anni, DOOM è stato al centro di un gran numero di parodie e reinterpretazioni, l’ultima delle quali è DOOM: The Gallery Experience, che propone una curiosa fusione tra la cultura videoludica e il patinato mondo dell’arte.
Il gioco è stato realizzato dai creativi Filippo Meozzi e Liam Stone. I due hanno ricostruito da zero il primo livello di DOOM, ben noto a ogni appassionato di videogioco, modificandone però la funzione degli spazi. Se nel gioco originario ci muovevamo in una base spaziale invasa dai demoni, qui siamo davanti a una prestigiosa collezione di opere d’arte. Anche gli oggetti impugnati dal protagonista (da sempre noto come “Doomguy”) sono diversi rispetto al passato: al posto di pistole e fucili ci si trova tra le mani un bicchiere di vino, che è possibile sorseggiare mentre si ammirano le opere esposte. In generale – e non senza grande genialità – tutto è stato trasformato. Dove prima c’erano munizioni, armatura e potenziamenti, ora è possibile trovare bevande, stuzzichini e denaro contante (con cui poter acquistare i costosi souvenir, venduti nell’immancabile negozio al termine dell’esposizione). Persino i segreti sono stati mantenuti: in DOOM erano infatti presenti alcune aree della mappa non immediatamente visibili, che richiedevano un buon occhio (e un minimo sforzo creativo) per essere scoperte. Anche in questo caso, alcune zone della galleria richiedono un’esplorazione attenta e contengono un paio di curiosità interessanti.
Lo spazio è diviso in varie sezioni. Una di queste riguarda la pittura italiana medievale e rinascimentale, con opere come una Madonna col Bambino di Filippino Lippi e il Ritorno dalla caccia di Piero di Cosimo. Sono poi presenti alcune sculture del passato, una selezione di dipinti orientali e molto altro ancora. Ciascuna opera ha la propria didascalia. Di alcune opere è pure presente una replica acquistabile nel negozio.
Ma dove nasce l’idea alla base di DOOM: The Gallery Experience? Come spiegato da Meozzi in alcune interviste, questo videogioco è una simpatica ma pungente stilettata al mondo dell’arte, soprattutto quello delle gallerie contemporanee. Un ambiente che Meozzi ha avuto modo di conoscere dall’interno. È un mondo spesso fatto di vacuità e apparenza, in cui le persone cercano di darsi un tono, fingendosi raffinati intenditori d’arte. Un manipolo di persone che in realtà si trova lì solo per arraffare un po’ di stuzzichini al formaggio tra un bicchiere di vino e l’altro. In effetti, tutto ciò può sembrare un inferno. Può diventarlo per gli artisti, davanti a una massa di persone che non ha alcun reale interesse per la loro arte. Ma può diventarlo anche per i visitatori, soprattutto se trascinati da qualche amico o parente. Se non sono interessati all’arte, o se non la capiscono, la loro unica ancora di salvezza risiede effettivamente nel bicchiere di vino (o birra, o gin).
DOOM: The Gallery Experience è scaricabile gratuitamente. Gli sviluppatori hanno fatto in modo di renderlo il più accessibile possibile, così che tutti potessero giocarci e condividerlo senza particolari requisiti. Così che chiunque possa giocare nei panni di uno space marine che pretende di apprezzare l’arte.
di Francesco Toniolo
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