La lettera di Bruce e i loggionisti della E Street Band

John Lennon è morto 40 anni fa e Bruce Springsteen lo sa benissimo. Inizio da qui, nel parlarvi di “Letter To You”, il nuovo singolo uscito nei giorni scorsi, anticipo dell’album che vedrà la luce il 23 ottobre.
In copertina, Bruce nella neve sta entrando nel serpentine del Central Park che conduce a Strawberry Fields e questo non può essere casuale (anche se la foto è stata scattata nel 2018 da Danny Clinch). Non lo è il Dakota alle sue spalle (sulla destra, per chi osserva). Sulla sinistra si riconosce il Majestic. Lì, un tempo, ad affacciarsi dalle sue finestre sul Central Park c’era un certo Fred Astaire.


Quasi tutte le strade di New York hanno molto da dire e la 72esima non scherza. Bruce Springsteen sa anche questo. L’omaggio, le parole – intime e dirette, nulla di filosofico – e la lettera non sono indirizzate solo ai fan, ma probabilmente anche a chi lo ha preceduto, alla città e alle anime dei suoi artisti: la Setta dei Poeti estinti del Rock’n’Roll. John Lennon, certo, ma anche tutti gli altri che non ci sono più. Là dentro, in quello scatto nevoso, forse non si vedono candidi fiocchi ma lucciole di fantasmi in volo. Le carrozze imbiancate alle spalle e la via che dall’Upper West Side (quella dei ricchi e famosi) conduce in un quarto d’ora al Beacon Theatre sulla Broadway, più indietro di qualche strada approda al Lincoln Center, dove Arte e Bellezza non si misurano più con il denaro. Lo superano.
Non ho scordato la musica, la faccio solo entrare dopo, da primadonna. Il sound della E Street Band, l’ho riconosciuto in “Letter To You” nel giro di due battute. E’ una canzone in cui dominano le chitarre, la voce piena di Bruce, un drumming che non fa rimpiangere il miglior Keith Moon e (santo cielo!) un organo Hammond che danza quasi subito. Il pianoforte si limita a progressioni di accordi sul battere, ascendenti e discendenti a modulare. Tra i musicisti e il Boss in studio c’è sinergia e si sente, si coglie anche dal bel video in bianco e nero che già impazza in Rete. Passato e presente si rincorrono nei ricordi. In fondo, è verso Strawberry Fields che Bruce sta andando, non scordiamocelo…
“Letter To You” è la classica canzone rock ABA. Non c’è il Preludio dell’insuperabile “New York City Serenade” bensì una Intro breve come in “Born To Run” – format spesso utilizzato da Bruce, che ormai vanta il Mestiere, non c’è che dire. Una ripresa acustica evidenzia il tono intimo del messaggio e una doppia coda finale strumentale se ne va sfumando. E’ un brano onesto e sincero, sicuramente un buon singolo.


Ma l’aspetto inevitabile, negli ultimi anni, quando esce un nuovo disco di Springsteen è la presenza di quelli che io chiamo “i loggionisti della E Street Band”. Mia madre, un tempo corista alla Scala, racconta che in loggione andavano i più temuti fan dell’opera lirica. Quelli che, a furia di non perdersi nulla e di sapere tutto (giustamente, avendo assistito a molti spettacoli), a un certo punto diventavano insolenti, autoreferenziali, sfidanti. I veri protagonisti, insomma, altro che i critici! gli artisti! la musica! A quel punto, si poteva persino non ascoltare, l’importante era il dibattito. Con Bruce  – al di là dei gusti – accade proprio questo. Ora vi dirò perché lo considero positivo. Una madre rock come Springsteen e una famiglia come la E Street Band la si ama o la si odia. Detto in soldoni: chi la segue negli anni, ritrovandosi in famiglia, accettando gli alti e bassi, i cambiamenti e il piacere di rimanere insieme, si commuoverà ascoltando “Letter To You”; chi invece, come un eterno adolescente, si ritrova fermo ai ricordi ventennali (inclusi i propri, secondo un meccanismo di proiezione), quella madre cercherà di rinnegarla in ogni modo, magari anticipando opinioni su un album ancora da ascoltare. Tutto questo, dicevo, è positivo. Le parole piene di affetto e quelle dense di sarcasmo indicano la stessa cosa: il coinvolgimento.
L’indifferenza non risiede ad Asbury Park.

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