Paul McCartney commuove Ferrara con l’oratorio sacro in memoria di Linda

Ferrara è forse la città più defilata dell’Emilia-Romagna. Eppure negli ultimi tempi, musicalmente ha fatto mangiare la polvere a molte altre, metropoli incluse. Qualche sera fa, coraggiosamente, ha “osato” un’operazione di nicchia e di grande respiro. L’oratorio sacro di Paul McCartney “Ecce cor meum” (il quarto album di musica classica contemporanea dell’ex beatle) è andato in scena, in prima italiana, al Teatro Comunale Claudio Abbado. Prodotto e orchestrato da John Fraser, lo spettacolo è stato allestito anche grazie ai Beatlesiani d’Italia associati, presieduti da Rolando Giambelli. E proprio di Giambelli, Paul McCartney è da sempre amico e ha accettato con gioia la possibilità di rappresentare l’opera anche in Italia.
“Ecce cor meum” è un’elegia che l’autore ha dedicato alla prima moglie Linda, morta di cancro nel 1998, proprio nel mese di aprile. Il testo dell’opera – commissionata a McCartney dal Magdalene College di Oxford – è in latino e in inglese, la struttura è divisa nelle classiche 4 parti. Dopo 8 anni di studio e lavoro sulla partitura, nel 2006 l’oratorio, ispirato dal culto del Sacro Cuore di Gesù, è stato pubblicato in un album.
«Questo oratorio è stato una bella sfida per me, così come le altre mie composizioni in stile classico-sinfonico, utilizzando strumenti dell’orchestra – ha spiegato Paul McCartney nel presentare “Ecce cor meum” -. Considerando che io non ho mai studiato musica, i primi  insegnamenti  li ho avuti da George Martin, il nostro produttore, quando abbiamo arrangiato “Yesterday” per quartetto d’archi. Uno dei tanti lavori svolti insieme a lui, che era molto colto e preparato proprio in ambito classico. Lì, ho capito che il confronto era vitale per me». Entrando poi nel merito dell’oratorio – forma nata nella seconda metà del 1500 a Roma nel movimento religioso di Filippo Neri, eseguita come un concerto con canti e corali su passi e temi biblici – McCartney ricorda «“Liverpool Oratorio”, il primo di questi miei lavori sacri, è stato una buona base. Questo tipo di composizione implica un lungo studio ed è stato fondamentale confrontarmi con il direttore d’orchestra e tutti gli altri interpreti».
A Ferrara gli applausi sono andati al soprano Melissa Purnell con l’Orchestra Città di Ferrara diretta da Lorenzo Bizzarri, la Corale Quadriclavio e il Coro di voci bianche I Piccoli Musici, con arrangiamenti di Antonio Aiello e Cristina Zavalloni. In chiusura,  sono stati proposti brani maccartneyani dei Beatles, da “Yesterday” a “Hey Jude”, da “Eleanor Rigby” a “Let it be”. Molto apprezzata l’esibizione lennoniana di Alberto Fortis, nel segno del forte messaggio per la Pace nel mondo.
LE SUE BALLATE PIU’ BELLE ISPIRATE DALLE DONNE
Per “Ecce cor meum”, Paul McCartney si è rifatto a passi biblici, ma scrivendo lui stesso i testi – oltre che, ovviamente, la musica. E il motivo sta sicuramente nel suo desiderio di celebrare la memoria di Linda Eastman, la sua prima moglie e madre dei suoi tre figli, compagna di vita e di palco negli Wings nonché grande amore al quale Paul ha dedicato la maggior parte delle sue ballate. Linda è morta, a causa di un tumore al seno, nel 1998 lasciando Paul in preda a una forte tristezza.
Il primo barlume di luce, allo sbocciare di un nuovo amore, Paul lo ha rivisto quando ha incontrato Heather Mills, ex modella che ha perso una gamba a causa di un incidente ed è divenuta madrina della campagna contro le mine antiuomo. Anche a Heather, che McCartney ha sposato nel 2002 e dalla quale ha avuto la figlia Beatrice, ha dedicato brani:  dalla canzone “Heather” a “My soul”, tra le altre, mentre l’album “Memory almost full” contiene spunti legati alla loro separazione. Paul ha infatti divorziato dalla Mills nel 2008, dopo due anni a colpi di udienze aggressive e mediatiche.
La vita è stata però, giustamente, ancora generosa con il romantico McCartney. Nel 2011 ha annunciato il fidanzamento ufficiale con la sua attuale moglie, Nancy Shevell, anche lei divorziata e con una figlia dal matrimonio precedente. Ben accolta dai figli di Paul – a differenza della Mills (di cui si vociferava un passato come escort d’alto bordo) – l’americana Nancy era una donna d’affari dal patrimonio ultramilionario quando ha conosciuto Macca. Il primo brano a lei dedicato da Paul è “My Valentine”.
INTANTO ESCE “ONE HAND CLAPPING”: IL BOOTLEG PIU’ AMBITO DEGLI WINGS
Grandi novità anche in casa Wings. Uno dei bootleg più ambiti di sempre, “One hand clapping”, sarà ufficialmente pubblicato il 14 giugno 2024. E, come spesso accade a certi dischi, dietro c’è una lunga storia.
Nell’agosto del 1974, mentre l’album degli Wings “Band on the run” rimaneva per 7 settimane consecutive primo nelle classifiche degli album del Regno Unito, Paul McCartney e gli Wings erano impegnati nei mitici Abbey Road Studios beatlesiani per le riprese di un documentario e di un possibile album in studio dal vivo – “One hand clapping”, appunto. Ma nonostante una pressante domanda di nuovo materiale registrato da una delle band più seguite al mondo, in quel periodo, l’album non venne mai pubblicato ufficialmente.
Filmato e registrato in quattro giorni e diretto da David Litchfield, l’uscita di “One hand clapping” rappresenta un momento storico per i fan di Paul McCartney. Nel corso degli anni sono infatti circolati diversi bootleg, ottenendo più o meno successo. Parte del materiale è apparso anche in alcune pubblicazioni ufficiali di McCartney. Tuttavia, con l’uscita del 14 giugno –  che mostra l’artwork originale ideato per il progetto, inclusa una brochure del documentario all’epoca inedito – è la prima volta che vengono pubblicati ufficialmente l’audio del filmato, oltre ad alcune canzoni registrate a telecamere spente.
“One hand clapping” ha introdotto la nuova formazione degli Wings, di ritorno da Nashville (dove registrarono il singolo “Junior’s Farm”). Dopo l’improvvisa partenza di Denny Seiwell e Henry McCullough l’anno prima, proprio alla vigilia della registrazione del capolavoro “Band on The Run”, si unirono a Paul, Linda e Denny Laine, il chitarrista Jimmy McCulloch e il batterista Geoff Britton, insieme a Del Newman (arrangiatore) e Howie Casey (sassofonista), che aveva suonato precedentemente con Paul ad Amburgo.
L’album si apre con una jam strumentale che sarebbe diventata il tema portante di “One hand clapping” e contiene interpretazioni live in studio delle grandi hit degli Wings: “Live and let die”, “Band on the run”, “Jet”, “My love”, “Hi, hi, hi”, “Junior’s farm”, “Maybe I’m amazed” e classici dei Beatles rivisitati come  “Let it be”, “The long and winding road” e “Lady Madonna”, la hit dei Moody Blues “Go now” – con Denny Laine che canta – e una versione di Paul al pianoforte del classico di Harry Akst/Benny Davis Tin Pan Alley, “Baby face”.
“One hand clapping” sarà pubblicato in diversi formati, inclusa una edizione 2 Lp + 7” contenente performance soliste inedite registrate l’ultimo giorno delle sessioni nel cortile degli studi di Abbey Road. Le sessioni includono il brano inedito “Blackpool”, l’iconico “Blackbird” dei Beatles, il lato B degli Wings “Country dreamer”  e le cover di “Twenty flight rock”  di Eddie Cochran (la prima canzone che Paul suonò a John Lennon quando si incontrarono nel 1957), “Peggy Sue” e “I’m gonna love you too” di Buddy Holly.
“One hand clapping” è un album che cattura un momento storico in cui gli Wings avevano trovato e definito il loro sound caratteristico. Proprio come Paul aveva plasmato la cultura popolare 10 anni prima con i Beatles, lo stava facendo ancora una volta – certo, in maniera  meno rivoluzionaria ed anche in virtù del suo grande talento, già emerso a livello universale nei Beatles – negli Anni 70 con la sua nuova band. La registrazione nell’album che sta per uscire offre inoltre uno spaccato dei meccanismi interni al gruppo durante il lavoro in studio. E questo è un aspetto davvero interessante e inedito anche per i fan più incalliti di Paul e che sottolinea il suo incredibile talento come artista dal vivo: è infatti molto significativo il fatto che, 50 anni dopo, McCartney stia ancora eseguendo molte di queste canzoni negli stadi gremiti di tutto il mondo.
A proposito: dopo l’oratorio eseguito a Ferrara, l’Europa (se non l’Italia, rimasta a secco con la cancellazione degli show previsti a Napoli nel periodo del lockdown) attende il suo grande ritorno.
di Eleonora Bagarotti

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