Sos camerieri? “Non c’entra la voglia di lavorare, contratti migliori nella logistica”

25 Maggio 2022 04:57

FOTO DI ARCHIVIO

FOTO DI ARCHIVIO GENERICA

Nella capitale della logistica funziona così. Meglio lavorare in un capannone che servire ai tavoli. Meglio avere uno stipendio da 1.300 euro tutto alla luce del sole piuttosto che 800 euro un po’ in nero e un po’ no. Meglio il sabato e la domenica liberi anziché a lavorare al ristorante. Marco Pascai, funzionario della Filcams Cgil di Piacenza, giunge a questa conclusione: ogni giorno sulla sua scrivania si vede passare tante situazioni di lavoratori del terziario, del turismo, dei servizi. Tanti contratti da camerieri o cuochi o lavapiatti: “Magari contratti a 200 euro per tutto il mese – spiega – è quello che viene dichiarato, quando poi magari 800 euro vengono dati in nero. Ultimamente ci hanno contattato venti lavoratori tutti di un unico ristorante che ha 70-80 coperti: la maggioranza ha contratti a chiamata, solo sei hanno dei contratti più strutturati. Il ristorante va bene, ma ci sono dei problemi di tenuta della struttura e delle situazioni non belle: se c’è una discussione poi i datori non chiamano i lavoratori per due settimane. Insomma la situazione è quella che è: sulla carta fila tutto liscio, ma poi le offerte reali sono scadenti”.

Ma la questione è anche un’altra: “Ultimamente si fa fatica a trovare una continuità lavorativa per i giovani perché fare il cameriere o il cuoco è più faticoso e meno vantaggioso rispetto a lavorare in una struttura logistica o nel settore dell’industria o dell’artigianato – spiega ancora Pascai – è chiaro che una persona preferisca lavorare dove prende uno stipendio da 1.300 euro con sabato e domenica liberi piuttosto che prenderne 800 magari in parte in nero e con l’obbligo di lavorare nel fine settimana. Non è una questione di avere voglia di lavorare, ma di scegliere l’opportunità migliore sia a livello contrattuale sia di retribuzione e di condizioni lavorative”.

© Copyright 2024 Editoriale Libertà