Comunità energetiche, modelli virtuosi che portano benefici a società e ambiente

13 Febbraio 2023 05:00

Corrisponde all’11% la percentuale della popolazione europea colpita dalla povertà energetica, un numero che si fa ancora più concreto e reale una volta calcolato che corrisponde a circa 54 milioni di persone.
“Povertà energetica” indica una condizione di impossibilità di pagare i servizi energetici primari (come riscaldamento, illuminazione domestica, e tanto altro), necessari per condurre una vita dignitosa. Questo fenomeno, di cui si sta prendendo consapevolezza solo negli ultimi anni, combina in maniera drammatica basso reddito, spese elevate per l’energia, bassa efficienza energetica degli impianti delle abitazioni.
Una delle soluzioni possibili per questo problema è la costituzione, sempre più diffusa, di Comunità Energetiche che possano mitigare gli effetti della crescita dei prezzi, ma soprattutto che creino un clima di collaborazione nella produzione e nell’utilizzo di energia da fonti pulite.
Cos’è una comunità energetica? In Italia questo modello economico ed energetico basato sulla collaborazione e la condivisione è regolato normativamente a partire dal 2020: a prima vista una “scoperta” recente, in realtà un’idea che si sta facendo strada da molto più tempo nella mente dei consumatori.
Riassumendo, si tratta di una coalizione di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso un impianto energetico locale.
L’esempio più semplice da fare è il classico condominio: grazie all’installazione di un impianto fotovoltaico in punti strategici dell’edificio, si può produrre energia sufficiente a soddisfare le esigenze di tutti gli abitanti.
Per partecipare è necessario aderire ad un contratto stipulato tra tutti i partecipanti alla comunità: l’obiettivo è produrre, consumare e gestire l’energia localmente, in maniera autonoma e condividendo gli obiettivi dell’“abitare sostenibile”, puntando a benefici ambientali, ma anche sociali per la comunità e per le realtà che a questa comunità si rivolgono. E naturalmente al risparmio in bolletta, naturale conseguenza di questo modello!
Ma attenzione: il profitto economico non deve mai essere l’obiettivo principale della comunità energetica, e l’autoconsumo collettivo di energia non deve essere la principale fonte di reddito di chi cede l’energia.
A livello europeo le iniziative di questo tipo sono non solo normate, ma incentivate attraverso forme di finanziamento che incoraggiano sia i cittadini, che le aziende e le istituzioni a creare modelli virtuosi di questo tipo.
Il Decreto Milleproroghe recepisce l’adeguamento italiano alla Direttiva Europea n.2001 del 11/12/2018 in quanto a Fonti Energetiche Rinnovabili. La Direttiva UE, detta anche RED II, è il risultato di un movimento energetico a livello europeo, e prevede tra le varie norme in materia di sostenibilità energetica anche il sostegno finanziario alla produzione e l’autoconsumo di energia elettrica da fonti rinnovabili. La Direttiva vede l’energia proveniente da FER come indispensabile per un mercato dell’energia equo e sostenibile, basato su economia circolare, che promuova l’innovazione tecnologica e porti al contempo benefici ambientali, sociali, sanitari ed economici.
E proprio in queste settimane si attende la pubblicazione definitiva del decreto annunciato già alla fine del 2022 dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin in merito alle comunità energetiche in Italia: «Stiamo definendo le modalità tecniche per far arrivare questo decreto – ha dichiarato – 15-20mila, una vera e propria azione di massa per il cambiamento del Paese».

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