Méhari, la macchina di plastica che non aveva paura

Di Pier Carlo Marcoccia 02 Settembre 2020 08:00

Mehari , versione prodotta dal 1968 al 1978

Unica, inimitabile. Come molte auto firmate Citroën. La Méhari fu un’intuizione geniale.
Nel 1947, in Francia, la Seab (Société d’études et d’applications des brevets) fondata dall’imprenditore francese Roland de la Poype si occupava di materiali innovativi, in particolare della plastica e delle resine colorate nella massa.
La flotta dei veicoli della Seab contava numerosi furgoncini Citroën sulla base meccanica della 2CV e dell’AMI6. Un giorno uno di questi ebbe un incidente: il conducente rimase illeso, ma il furgoncino andò quasi distrutto: si salvò solo il motore. A De la Poype venne così un’idea: realizzare una carrozzeria in plastica da applicare sulla meccanica Citroën, creando un veicolo commerciale totalmente nuovo, una sorta di pick-up capace di portare carichi irregolari anche voluminosi e con la possibilità di chiudersi come un furgoncino o aprirsi del tutto, come una spider.
Con l’aiuto del designer Jean-Louis Barrault, furono realizzati diversi disegni e qualche prototipo. Alla fine, per la carrozzeria fu scelto l’Abs, materiale facilmente termoformabile e colorabile,
re nella massa.


Il prototipo fu presentato qualche anno dopo ai vertici della Citroën che ne rimasero affascinati, decidendo di costruirla direttamente. Quella strana macchina era interessante come veicolo da lavoro e ancora più strepitosa come veicolo da divertimento! Era leggerissima, quindi in grado di affrontare qualunque fondo stradale senza grandi difficoltà, non si impantanava nel fango o nella sabbia, non affondava nella neve.
Dopo il prototipo color ocra (colore scelto probabilmente pensando ai veicoli da lavoro del servizio “ponti e strade” francese) alla Seab venne prodotta una ventina di esemplari nelle tinte più disparate: giallo, rosso, blu, verde e persino argento. La presentazione ufficiale della vettura fu nel maggio del 1968 sui campi da golf di Deauville.


La produzione partì subito con due versioni: a due e quattro posti, la prima aveva (in Francia) una fiscalità agevolata, la seconda era dotata di una panchetta pieghevole che poteva allinearsi al piano di carico e diventava un pick-up con una sola manovra di non più di dieci secondi. Cacciatori, campeggiatori, cercatori di funghi, amanti dell’aria aperta, dalla spiaggia all’alta montagna: tutti erano stregati dal fascino di questo veicolo innovativo.
Il nome scelto fu Méhari e non a caso: ci si ispirò a una razza di dromedari da corsa, particolarmente robusti e resistenti.
E’stata prodotta in quasi 150mila unità per circa vent’anni, dal 1968 al 1987, comprese le 4×4 realizzate per l’esercito francese, anche in versione “paracadutabile”.

Mehari , versione prodotta dal 1968 al 1978

PILLOLE DI BENZINA

* L’Abarth presenta due nuove serie speciali a tiratura limitata (ciascuna in 2mila esemplari. La 595 Scorpioneoro si caratterizza per una raffinata livrea nera con dettagli dorati e contenuti unici, mentre la 595 Monster Energy Yamaha celebra la partnership tra i due brand nata nel 2015.

* L’Harley-Davidson è presente in questi giorni al Women Motor Bootcamp 2020, evento di moto per sole donne (https://www.wmbootcamp.com/) che si tiene all’aviosuperficie e alla pista da motocross di Montagnana (Padova).

* Tre esemplari di Hyundai Kona Electric hanno stabilito un nuovo record di autonomia per i veicoli elettrici. Sul circuito di Lausitzring, in Germania, con una singola carica tutti e tre gli esemplari del SUV compatto 100% elettrico (batteria con capacità di 64 kWh, potenza 204 cv) hanno superato i 1.000 chilometri. Nello specifico: 1.018,7, 1.024,1 e 1.026 chilometri.

* Nuova livrea per la Ducati Multistrada 950 S. La nuova colorazione aggiunge una grafica ispirata alla MotoGP e uno schema colori che alterna il bianco, il grigio e il Ducati Red. Monta un motore Testastretta 11° da 937 cm³ e 113 CV, euro5. E’ disponibile sia in versione con cerchi in lega, sia con cerchi a raggi.

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