L’opera “Il Caso Braibanti” trionfa ai Nastri d’argento nella categoria dei Docufilm

11 Marzo 2021 10:17

Il documentario dedicato alla figura dell’intellettuale Aldo Braibanti, nato a Fiorenzuola ormai un secolo fa, trionfa ai Nastri d’argento. L’opera “Il Caso Braibanti” è firmato dai registi Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, autore quest’ultimo anche di un’illuminante piéce teatrale su Il Caso Braibanti (alcuni frammenti narrativi dello spettacolo teatrale sono presenti nel documentario, per ridare voce ai protagonisti, che oggi non ci sono già).

Oggi il film, della durata di un’ora, sarà visibile al Palladium Film Festival su MyMovies e in primavera verrà trasmesso da Sky Arte.

Prodotto da Creuza srl, il film premiato ai Nastri ricostruisce la figura di Braibanti, poeta, studioso delle formiche, artista, drammaturgo; lo fa toccando la a sua infanzia passata a Fiorenzuola quando girava le campagne con il padre medico condotto, per passare agli anni della formazione, al liceo a Parma; allo spirito antifascista che animò Aldo sin da giovanissimo (durante la guerra di Liberazione, da partigiano, venne imprigionato e torturato dai nazifascisti). Si passa quindi alla sua esperienza di carismatica guida del laboratorio artistico nato al Torrione Farnese di Castellarquato; poi al suo trasferimento a Roma.

Purtroppo a Roma si consumò nel 1968 – nell’anno simbolo della contestazione – il drammatico e discusso processo che vide Braibanti come imputato, accusato del reato di plagio, un retaggio del Codice penale Rocco dell’era fascista (poi cancellato dalla Corte costituzionale nel 1981). Di fatto fu un processo contro la sua omosessualità e la storia d’amore con Giovanni Sanfratello, un giovane di Castellarquato che si era trasferito a convivere con lui a Roma. Quel processo vide anche l’opposizione delle forze retrograde e conservatrici contro le forze antifasciste e progressiste. Si mobilitarono per difendere Aldo, personaggi come Elsa Morante, Umberto Eco, Pier Paolo Pasolini, Marco Pannella e tanti altri. Invano, perché dopo due anni di indagini e processo, Braibanti venne condannato.

Nel documentario di Giardina e Palmese c’è un paziente lavoro di ricostruzione tra molte testimonianze: da Piergiorgio Bellocchio a Dacia Maraini, da Lou Castel a Maria Monti a Ferruccio Braibanti, nipote di Aldo, “che – sottolineano i registi – è stata la prima persona che ci ha aperto le braccia, mettendoci a disposizione materiali ma soprattutto emozioni”.

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