Bartolo, medico eroe: “Mare Nostrum sfruttata dai trafficanti”

04 Novembre 2017 14:02

“Non dobbiamo più permettere che le persone muoiano ancora nel mare. Quel giorno ho ispezionato 368 cadaveri, le bambine avevano le treccine ed erano in ordine, le mamme le avevano preparate accuratamente per quel viaggio perché per loro rappresentava la speranza”: è toccante la testimonianza di Pietro Bartolo, medico lampedusano che il 3 ottobre 2013 si è trovato di fronte una delle più grandi catastrofi marittime in seguito al naufragio di un’imbarcazione partita dalla Libia.  Bartolo, protagonista del documentario “Fuocoammare” e autore del libro “Lacrime di sale”, ha partecipato all’incontro organizzato da Svep e La Ricerca al Collegio Alberoni. Al dibattito hanno preso parte anche i giornalisti Giangiacomo Schiavi (ex vicedirettore del Corriere della Sera) e Lorenzo Bianchi (inviato di guerra) e la giovane ginecologa piacentina Benedetta Capelli di Medici senza frontiere.

“Questi viaggi della speranza sono disumani – ha spiegato Bartolo – bisogna intervenire con determinazione. Evitare di far morire le persone significa non fargli mettere un piede a mare. Operazioni come Mare Nostrum sono lodevoli e di grande civiltà ma ad approfittarne sono stati i trafficanti che prima acquistavano barche più grosse ora acquistano i gommoni. Non è quella la strada maestra, la strada giusta è andare dall’altra parte e farli arrivare in sicurezza. Lo deve fare l’Europa. Ci raccontano tante bugie sui migranti: non c’è un’invasione epocale, sono numeri che possiamo accogliere e integrare. Noi siamo campioni di accoglienza e solidarietà ma pecchiamo nell’integrazione. I migranti sono un’opportunità per l’Italia, Paese vecchio in cui non si nasce più, loro portano cultura e braccia. Non vengono per delinquere, vogliono sopravvivere e sono pronti a fare quei lavori che noi non facciamo più purché fatti con dignità e non da schiavi”.

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