Microplastiche nel Po, partito da Isola Serafini il Manta River Project

13 Febbraio 2020 11:11

L’origine principale è rappresentata dal lavaggio di capi d’abbigliamento e dall’abrasione degli pneumatici durante la guida. Ma anche dal deterioramento di bottigliette e buste della spesa, reti da pesca, cosmetici, additivi. Si tratta delle microplastiche, che finendo nell’acqua di mari e fiumi vengono poi ingerite da fauna selvatica e pesci, che a loro volta possono essere mangiati dall’uomo.
I pericoli vanno da quelli fisici e meccanici, come ad esempio ostruire o interferire con il normale funzionamento delle branchie o dell’apparato alimentare o dell’intestino, fino a quelli tossicologici.

Per determinare la loro potenziale concentrazione nelle acque del fiume Po, è partito mercoledì 12 febbraio a Isola Serafini il progetto Manta River, dell’Autorità distrettuale del fiume Po insieme all’università “La Sapienza” di Roma, Arpae Emilia-Romagna e Agenzia Interregionale per il fiume Po.

Tra i principali obiettivi, su indicazioni della Comunità europea, avrà quello di raccogliere dati essenziali per una successiva indagine mirata sui possibili effetti nella catena alimentare. Il progetto prevede periodici campionamenti di monitoraggio, effettuati dalla Struttura Oceanografica Daphne di Arpae in punti strategici dell’alveo: oltre a Isola Serafini anche Boretto (RE), Pontelagoscuro (FE), e nel Delta Po di Goro.

Le analisi verranno effettuate dal Dipartimento di Ingegneria Chimica dei Materiali e dell’Ambiente della Sapienza, e i risultati saranno resi disponibili a giugno.

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