Abusi sulle donne, boom di casi a Piacenza. Un progetto per riabilitare i violenti

16 Agosto 2021 05:30

La violenza contro le donne non si arresta, anzi con la pandemia da Covid ha subito un’ulteriore accelerata. Gli uomini violenti appartengono a ogni ceto sociale, senza distinzione di età, si va dai 18 ai 70 anni e, in alcuni casi, anche oltre. Le aggressioni e gli abusi sessuali avvengono nella maggior parte dei casi all’interno delle mura domestiche. E i numeri sono impressionanti: in sei mesi, da gennaio a giugno 2021, al Cipm Emilia di Piacenza (Centro italiano per la promozione della mediazione) dove l’attitudine alla violenza e all’abuso è oggetto di cura, sono pervenute 18 richieste di presa in carico. Un dato molto preoccupante, se si pensa che tra il 2015 e il 2017 furono 5.  In alcuni casi si tratta di spontanee richieste, ma per lo più sono indotte dalle autorità competenti o dai servizi sociali. Il Comune di Piacenza, per contrastare il fenomeno sempre più diffuso, ha messo in campo il progetto “Uomini autori di violenze di genere, prevenzione e recupero” – e c’è il partner, individuato dalla commissione solo pochi giorni fa, nel Cipm Emilia di Piacenza. Il progetto avrà un anno di vita e per metterlo in essere l’amministrazione ha assegnato 31mila euro di finanziamento. “Dal 2015 – ha spiegato l’assessore ai servizi sociali Federica Sgorbati – si sta osservando un aumento costante di condotte violente in particolare di uomini contro donne. L’idea fondante del progetto è duplice: curare i violenti e evitare recidive che rischiano di assumere contorni più gravi, e al tempo stesso, diminuire i costi sociali”.
Il progetto  – che dovrebbe partire entro il primo autunno – prenderà in carico 20 persone. Uomini autori di violenze intrafamiliari, soggetti che abbiano mostrato condotte violente  (maltrattamenti o abusi sessuali) contro donne e minori, stalker, e soggetti sottoposti a procedimenti penali. “Queste persone – spiega Sgorbati – possono decidere di rivolgersi spontaneamente al servizio, ma nella pratica è molto raro, oppure essere inviati da servizi sociali, forze dell’ordine, centro antiviolenza, Ausl, professionisti privati”.

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