Sono 4 i comuni piacentini nella lista nera regionale per consumo di suolo pro capite

29 Agosto 2022 14:56

L’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo sancisce il 2021 come vero e proprio “annus horribilis” per la nostra penisola. Rispetto agli ultimi dieci anni, infatti, l’incremento di consumo di terreno vergine in Italia ha segnato il record di oltre 2 metri quadrati al secondo, per un totale di quasi 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali. Lo rende noto Legambiente Emilia Romagna. “Il cemento – spiega Legambiente – ricopre ormai 21.500 chilometri quadrati di suolo nazionale, dei quali 5.400 (una fetta di territorio grande quanto la regione Liguria) destinati agli edifici”.

In questo quadro così drammatico, l’Emilia Romagna è terza sia per incremento di suolo consumato nel periodo 2020-2021 (658 ettari) sia in totale di suolo consumato nel 2021 (oltre 200mila ettari), dopo Lombardia e Veneto.

QUATTRO COMUNI PIACENTINI NELLA “LISTA NERA” – Se guardiamo al consumo di suolo pro capite, l’indice in rapporto alla densità abitativa, troviamo Ostellato (Ferrara) in cima alla lista dei comuni in Emilia Romagna, con un consumo di suolo annuo di 52,5 metri quadrati per ciascun abitante. Subito dopo si piazzano Polesine Zibello (Parma) e Besenzone, che hanno perso rispettivamente 25,5 e 16,4 metri quadrati per abitante. Castel San Giovanni, invece, occupa il quarto posto con 15,75 metri quadrati perduti per abitante. Al settimo posto troviamo Gossolengo (13,84  metri quadrati per abitante) e al decimo Fiorenzuola (10,06 metri quadrati persi per abitante).

Nella nostra regione, ben 13 comuni hanno superato i 10 m2/ab di consumo pro capite nel 2021: erano 8 nel 2020 e 10 nel 2019.

Nella classifica nazionale dei comuni peggiori troviamo Ravenna seconda solo a Roma per incremento consumo di suolo nel periodo 2020-2021, con 68,66 ettari di incremento nell’ultimo anno.

Nella classifica regionale invece, dietro Ravenna troviamo i comuni di Reggio Emilia (35,44 ha) e Ostellato (30,26 ha).

“Dati allarmanti e senza precedenti – denuncia Legambiente – risultato di un ritmo insostenibile di nuove costruzioni dovuto in parte alle forti pressioni del settore della logistica e dall’altra all’assenza di interventi normativi efficaci per ridurre il consumo di nuovo suolo. I dati del rapporto Ispra confermano anche l’inadeguatezza della legge urbanistica regionale sulla tutela e l’uso del territorio: il corretto recepimento della legge a livello comunale attraverso la stesura e approvazione dei Pug (Piano Urbanistico Generale) imporrebbe la soglia di consumo pari al 3% della superficie consumata al 2017. Rielaborando i dati Ispra, si trova che tale soglia è già stata ampiamente superata da 21 comuni che hanno prorogato più volte l’approvazione del Pug. Con questo trend allo scattare del limite del 3% rischieremo paradossalmente di non avere più suolo consumabile” – commenta Legambiente. “Questa è la prova ulteriore di come la legge 24/2017, così come è stata progettata, non ha posto un freno al consumo di suolo”.

“La priorità immediata nella pianificazione urbanistica e periurbana dev’essere il riuso e la rigenerazione urbana – continua Legambiente – azioni al centro della legge d’iniziativa popolare in materia di suolo, parte delle 4 leggi che verranno presentate a breve in Regione. In tal senso, servono azioni concrete di censimento del patrimonio edilizio non utilizzato o abbandonato e un sistema di incentivi per il recupero di tale patrimonio”.

In allegato, i dettagli con tutti i dati

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