“Vorrei vedere mio figlio in Ghana un’ultima volta”: l’Asl realizza il desiderio di Aziz

18 Agosto 2023 16:05

Aziz è un ragazzo ghanese di soli 28 anni al quale è stato diagnosticato un tumore incurabile. Era arrivato in Italia pochi anni fa lasciando la propria famiglia in cerca di un futuro migliore. “Vorrei solo tornare a casa e guardare per l’ultima volta mio figlio negli occhi”: questo il desiderio espresso ai professionisti delle cure palliative dell’Hospice di Borgonovo dove si trovava ricoverato. I sanitari si sono mobilitati per lui facendo scattare una catena di solidarietà. I professionisti hanno quindi coinvolto Ivana Gracchi, responsabile della struttura di accoglienza Il Quadrifoglio, e Maurizio Bianchini, presidente dell’associazione Cure palliative Piacenza.
Insieme a loro, quello che sembrava impossibile è diventato realtà, in una incredibile corsa contro il tempo prima che le condizioni cliniche di Aziz peggiorassero al punto da spegnere definitivamente anche l’ultima speranza di realizzare il suo desiderio. Trovato un familiare residente in Spagna, che si è offerto di accompagnarlo in Ghana, la macchina organizzativa è riuscita a concretizzare il viaggio aereo e tutte le pratiche amministrative necessarie.
“Ogni ingranaggio di questo meccanismo – raccontano ancora i professionisti delle Cure palliative – ha dato il proprio contributo, ogni operatore ha impiegato tutte le proprie competenze, andando ben oltre la clinica e dimostrando importanti sfumature di umanità. Tutti si sono dimostrati indispensabili: la rete di Cure palliative diretta da Raffaella Bertè; l’equipe dell’hospice di Borgonovo (ASP Azalea) coordinata da Armand Dragoj, i medici Flavio Mazzocchi e Monica Bosco, il presidente Bianchini e tutti i componenti dell’associazione Cure palliative Piacenza, Ivana Gracchi e la cooperativa Il Quadrifoglio, la Prefettura e il Comune di Piacenza, la consulente di viaggio Elena Perfetti e, non da ultimo, il taxista Roberto Cordani che ha accompagnato Aziz in aeroporto.
“Era così felice – spiega la dottoressa Monica Bosco – è stato bellissimo. Le cure palliative fanno paura a molti, fanno pensare all’abbandono e alla morte. In realtà esaltano la vita fino all’ultimo momento. Cerchiamo in tutti i modi di esaudire i desideri dei nostri malati, ad esempio quelli che si vogliono sposare o desiderano rintracciare un parente che non vedevano da tempo”.
“Grazie a tutti – è la riflessione dei professionisti – abbiamo potuto realizzare un sogno ma soprattutto abbiamo ricevuto ancora una volta un grande insegnamento. Questa esperienza, infatti, ci ha insegnato che la cura della malattia e della persona non si può affrontare singolarmente: solo l’insieme di sanitari e di volontari può raggiungere piccoli e grandi obiettivi e fare la differenza nei momenti difficili dei nostri pazienti”.

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