Malacalza (Spi Cgil): “Basta fare cassa sulle pensioni, scioperi il 17 e 24 novembre”

02 Novembre 2023 11:14

“Basta fare cassa con tagli alle pensioni, quelle attuali e quelle future”. Così Claudio Malacalza, segretario generale dello Spi Cgil Piacenza, organizzazione che sul nostro territorio organizza oltre 15mila iscritti, in una nota stampa che fa il punto sulla bozza di Legge di bilancio e le pensioni.

Nel contesto di una manovra in deficit per 16 su 24 miliardi, la Legge di Bilancio 2024 inviata alle Camere prevede novità importanti sulle pensioni. “L’Esecutivo, per convincere mercati e Commissione Europea e non farsi travolgere dallo spread, ha individuato in un intervento rigoroso sulle pensioni la misura più semplice ed immediata per fare cassa” – spiega Malacalza.

“Dopo anni di propaganda sull’abolizione della legge Fornero, il centrodestra al governo ha di fatto eliminato la flessibilità, garantendo l’accesso alla previdenza anticipata a poche migliaia di persone; in due leggi di bilancio hanno messo paletti, vincoli e tagliato la spesa previdenziale creando un meccanismo che addirittura rafforza il sistema basato sulla riforma Monti- Fornero del 20112 – aggiunge Malacalza.

La nota di Cgil spiega che “la bozza di Manovra prevedeva l’abolizione di quota 103 e la sua sostituzione con quota 104; ora, dopo l’opposizione che si è scatenata all’interno della stessa compagine governativa, quota 104 sparisce nelle ultime versioni della manovra e ritorna quota 103 (62 anni di età e 41 anni di contributi) , anche se con delle limitazioni significative: quota 103 resterà in vigore anche nel 2024, ma a differenza di quest’anno ci sarà un ricalcolo tutto contributivo con una formula molto penalizzante e con un tetto massimo mensile pari a quattro volte il minimo (circa 2.256 euro). Requisiti ancora più rigidi per Ape Sociale e Opzione Donna. Per l’accesso Ape Sociale, ossia l’anticipo pensionistico per i disoccupati, per le persone con invalidità sopra o uguale al 74%, per i lavoratori impegnati in attività gravose e per quelli che assistono persone con handicap confermato fino a fine 2024, occorrono almeno 63 anni e cinque mesi di età anagrafica, con aumento di cinque mesi rispetto alla situazione attuale. Per Opzione Donna occorre essere disoccupate o caregiver, o con una invalidità di almeno il 74%. Per questi soggetti la ‘finestra’ per accedere alla pensione si apre dopo un anno per le dipendenti e diciotto mesi per le autonome. Vengono allungate le finestre e chi ha diritto ad andare in pensione dovrà aspettare più tempo: da tre a sette mesi per il settore privato da sei a nove mesi per il settore pubblico. In questo modo chi non raggiunge i requisiti pensionistici nella primissima parte del 2024, tra gennaio ed aprile, potrà andare in pensione nel 2025”.

GIOVANI

Novità mettono in difficoltà i giovani che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996. L’importo minimo per poter accedere alla pensione a 64 anni con 20 anni di contributi sale a 1.700 euro al mese, un provvedimento che favorisce solo gli stipendi alti, quando nel Paese reale si ha a che fare con carriere discontinue e precarie. Andava fatto l’esatto opposto. Ricomincia, poi, a correre l’aspettativa di vita legata alle pensioni; la proposta inviata alle Camere anticipa a fine 2024 (da fine 2026) lo stop al blocco dell’adeguamento. Perciò dal 2025 potrebbero non bastare più 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. “Altro che continuare a ripetere, come fa la Lega, che quota 41 è un obiettivo di legislatura: fra due anni ce ne vorranno quasi sicuramente 43 per gli uomini e 42 per le donne di anni di lavoro per andare in pensione” – aggiunge Malacalza.

RIVALUTAZIONI MANCATE

Secondo Cgil “la (non) rivalutazione delle pensioni in base all’aumento del costo della vita, meccanismo penalizzante per alcune categorie di pensionati che hanno sempre pagato regolarmente tantissimi contributi e che ora vedono la loro pensione tagliata da un aumento inflazionistico molto pesante, con una progressiva erosione del loro potere di acquisto. La revisione dei rendimenti delle pensioni del pubblico impiego riduce le aliquote dei contributi versati prima del 1996: questo potrebbe comportare un ulteriore esodo dei lavoratori, in particolare del settore sanitario, per evitare il nuovo meccanismo di calcolo che scatterà dal 2024. Da qui, si rischia un peggioramento della Sanità Pubblica, che si trova già in una situazione di forte difficoltà per mancanza di personale medico ed infermieristico e per scarsità di risorse economiche; difficoltà che anche questa manovra affronta in modo assolutamente insufficiente”.

“E’ anche per queste motivazioni che è assolutamente importante sostenere gli scioperi indetti da CGIL e UIL per il 17 e 24 novembre e soprattutto per i pensionati e le pensionate partecipare attivamente alle iniziative che verranno organizzate, la cui modalità verranno comunicate quanto prima” – conclude il sindacalista.

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