Wally la nonna astronauta, miliardari nello spazio e altri racconti
14 Luglio 2021 03:00
Domenica 11 luglio Richard Branson è andato nello spazio. La sua compagnia Virgin Galactic ha vinto la corsa con Blue Origin, la creatura di Jeff Bezos, per soli nove giorni. Il 20 luglio sarà infatti la volta dell’uomo più ricco del mondo, che accompagnerà suo fratello e il vincitore dell’asta per il biglietto (rimasto ignoto). Ah sì, ci sarà anche Wally Funk, la “nonna astronauta” di 82 anni, che diventerà l’essere umano più anziano ad aver raggiunto lo spazio. Tante storie, tutte da raccontare.
Alla fine ha “vinto” Richard Branson
Il miliardario britannico Richard Branson ha vinto la “corsa” con Jeff Bezos. È stato lui ad andare per primo nello spazio. Lo ha fatto domenica 11 luglio insieme a cinque dipendenti della sua compagnia, la Virgin Galactic. È decollato a bordo del VSS Unity, questo il nome dell’aereo speciale, alle ore 16:40 dalla base costruita dall’azienda stessa nel deserto del Nex Mexico, Stati uniti. L’aereo è stato soprannominato “spazioplano”, in quanto ha le sembianze di un velivolo tradizionale ma è in grado di raggiungere i confini dell’atmosfera terrestre. Virgin Galactic a differenza di Blue Origin di Bezos non prevede un decollo verticale: il VSS Unity viene infatti agganciato ad un velivolo speciale chiamato “WhiteKnightTwo”, un potente quadrimotore che permette alla navicella di prendere quota fino a circa 15mila metri di altitudine. Una volta raggiunta quella altezza il quadrimotore sgancia la navicella che, grazie alla propulsione dei suoi razzi, compie il volo suborbitale.
Take-off! The #Unity22 crew including @RichardBranson leave Spaceport America, New Mexico for #VirginGalactic’s first fully-crewed spaceflight. pic.twitter.com/RxGYp90nu8
— Virgin Galactic (@virgingalactic) July 11, 2021
Sub-orbitale e non orbitale, c’è differenza
Il tema è controverso e la comunità scientifica si è divisa. Richard Branson è andato nello spazio oppure no? La Federazione Spaziale Internazionale piazza a 100 chilometri di altitudine la linea di Kàrman, che poi sarebbe il confine oltre il quale si è nello spazio. La Nasa invece abbassa quel limite a circa 80 chilometri sul livello del mare. Richard Branson e i suoi dipendenti hanno volato con un aereo ad alta quota poco sopra questa seconda altitudine e, basandosi sulla classificazione della Nasa, si sono proclamati primi “astronauti turisti” su voli commerciali nella storia dell’uomo. Blue Origin, che invece punterà ai 100 chilometri di altitudine nel volo del prossimo 20 luglio, non ha mancato di sottolinearlo su Twitter.
From the beginning, New Shepard was designed to fly above the Kármán line so none of our astronauts have an asterisk next to their name. For 96% of the world’s population, space begins 100 km up at the internationally recognized Kármán line. pic.twitter.com/QRoufBIrUJ
— Blue Origin (@blueorigin) July 9, 2021
Alla fine è andato tutto bene
Lo spazioplano ha raggiunto l’altezza prevista (circa 85 chilometri sul mare) e i viaggiatori hanno sperimentato per qualche minuto la gravità zero, ovvero la possibilità di galleggiare privi di peso all’interno della navicella. Poco dopo la discesa a bordo della navicella con atterraggio in stile Shuttle nella stessa base nel New Mexico, alle 17:41. Un’oretta di viaggio che i passeggeri decisamente non dimenticheranno mai. Richard Branson ha anche registrato un messaggio quando era in volo sub-orbitale, pubblicato subito su internet.
“Ero un bambino con un sogno, che guardava le stelle. Adesso sono un adulto a bordo di una navicella spaziale con tanti altre persone meravigliose guardando giù, alla nostra meravigliosa Terra. Alla prossima generazione di sognatori dico: se noi possiamo fare questo provate ad immaginare quello che potrete fare voi”
L’avventura di Virgin Galactic in realtà comincia adesso. La compagnia ha già venduto circa 600 biglietti per viaggi suborbitali a cifre vicine a 250mila dollari ciascuno. Richard Branson prevede che a regime la società arriverà ad organizzare circa 400 viaggi l’anno.
Il 20 luglio toccherà a Jeff Bezos
Ebbene sì, perché il 20 luglio toccherà a Blue Origin. Nel giorno dell’anniversario del decollo dell’Apollo 11 (la missione che ha portato l’uomo sulla luna nel 1969) Jeff Bezos decollerà con la navicella New Shepard dalla base di Corn Ranch in Texas. Come anticipato, quella di Blue Origin non è un aereo speciale ma una vera e propria navicella tradizionale che verrà spinta fino a 100 chilometri di altitudine da un razzo con decollo verticale. Il propulsore dopo tre minuti si sgancerà, atterrando in maniera autonoma in posizione verticale, per poter essere poi recuperato e riutilizzato per i voli successivi. In totale il volo di New Shepard dovrebbe durare una decina di minuti, con una vista sul pianeta Terra al confine con lo spazio di un paio di minuti. Una esperienza breve ma intensa, anzi decisamente intensa secondo il primo ignoto vincitore di un biglietto che volerà con Bezos il 20 luglio. Il 12 giugno sono stati in 7.600 a piazzare la propria offerta per un posto sul primo volo del New Shepard. Va da sé, il posto è stato battuto ad un prezzo non esattamente accessibile a tutti, 28 milioni di dollari (sì, per una decina di minuti in volo). Il vincitore ha voluto restare anonimo e sarà il quarto dell’equipaggio. Con lui Jeff Bezos, fondatore di Amazon e di Blue Origin, Mark Bezos, fratello di Jeff, e l’82enne Wally Funk. Chi è Wally Funk? Niente Paura, i prossimi due paragrafi sono dedicati a lei.
https://www.instagram.com/tv/CQyQ_asFQEO/
“Jeff Bezos annuncia la presenza di Wally Funk sul New Shepard”
Chi è Wally Funk?
Wally Funk non è solo una “nonna astronauta”. Probabilmente questo appellativo la offenderebbe anche. Mary Wallace Funk, per tutti “Wally”, negli Stati uniti è una leggenda dell’aviazione, niente di meno. Nata il primo febbraio del 1939 a Las Vegas, è stata il primo investigatore di sicurezza aerea donna della storia degli Stati uniti – ovvero colui che investiga, determina e analizza le cause di incidenti aerei. Non solo. È stata la prima istruttrice di piloti civili nella base di Fort Sill in Oklahoma e anche il primo ispettore donna della Agenzia dell’aviazione Federale degli Stati uniti. Una pioniera e figura di ispirazione per migliaia di donne che sognavano di fare carriera tra i cieli, nel dopoguerra una prospettiva quasi impraticabile. Quando frequentava le scuole superiori avrebbe voluto seguire le lezioni di disegno tecnico e di meccanica, ma fu costretta e limitata a partecipare alle elezioni di economia domestica. Come se avesse dovuto passare il resto della sua vita tra le mura di casa. Sì, come no. Qui si parla di un personaggio unico nel suo genere. Wally Funk è diventata una aviatrice professionista a soli vent’anni. Nella sua vita ha all’attivo 19.600 ore di volo e ha formato qualcosa come 3.000 nuovi piloti. Il fatto clamoroso è che, nonostante questi numeri, Wally Funk non ha mai raggiunto un posto che sognava, per cui ha combattuto e che per anni è stata ad un passo dal poter toccare: lo spazio.
Spazio, il suo sogno mai realizzato
Nel 1961 Wally si era offerta volontaria per il programma “Donne nello spazio”. Un progetto privato guidato dal medico William Lovelace (ma supportato dalla Nasa in via ufficiosa, sebbene senza alcun sostegno governativo) che intendeva testare le capacità mentali e fisiche delle donne in vista di un eventuale loro futuro sbarco nello spazio. Non solo i test erano duri, erano gli stessi che avevano provato sulla loro pelle gli astronauti del Progetto Mercury (in quei mesi Alan Shepard diventa il primo americano mai andato nello spazio con il volo Mercury-Redstone 3 del 5 maggio 1961). Ai test si presentarono in venticinque, tutte piloti esperti con oltre mille ore di volo scelte tra una lista di oltre settecento candidate. Test al limite della sopportazione umana, richiesti dalle allora autorità in quanto non si conoscevano gli effetti del volo al di fuori dell’atmosfera terrestre. Si passa dall’acqua gelata gettata nelle orecchie alle intubazioni per testare i succhi gastrici dagli elettrodi all’interno dei muscoli per provare i riflessi ad estenuanti test psicologici.
“Il trailer del documentario dedicato alle Mercury 13, prodotto da Netflix nel 2018”
Delle venticinque iniziali rimangono in tredici (da qui il nome assegnatogli dalla stampa di Mercury 13, con il chiaro riferimento all’omonimo programma della Nasa). Una di queste, la più giovane e l’unica ancora in vita nel luglio 2021, è proprio Wally Funk. Incoraggiate dal fatto che nel frattempo l’Unione Sovietica stava per mandare nello spazio Valentina Tereskova, che il 16 giugno 1963 la renderà la prima donna cosmonauta della storia e ad oggi ancora l’unica ad essere stata protagonista di una missione in solitaria, queste ragazze speravano di poter andare presto nello spazio. Prima di una ulteriore serie di test però il programma “Donne nello spazio” venne improvvisamente cancellato e le tredici ragazze rispedite a casa. Per vedere una donna bucare l’atmosfera gli americani dovranno attendere il 18 giugno 1983, quando Sally Ride salì sullo Shuttle. In quel periodo le richieste di partecipazione di Wally Funk vennero respinte dalla Nasa per la mancanza di un titolo di studio ingegneristico. Quando nel 1995 il colonnello Eleen Collins divenne la prima donna a pilotare lo Shuttle, Wally aveva 56 anni, e la Nasa declinò di nuovo tutte le sue richieste di partecipare ad una missione, stavolta a causa dell’età. In altre parole Wally Funk è stata una astronauta perennemente fuori tempo. Ma non è mai troppo tardi. Il 20 luglio andrà finalmente nello spazio, alla veneranda età di 82 anni. Batterà il record di John Glenn, il primo americano ad essere mai andato in orbita (1962, quando a Wally veniva comunicata la cancellazione dei test per le donne) e dal 1998 anche il più anziano, essendo tornato nello spazio a 77 anni sullo Shuttle Discovery.
Non sono mancate le polemiche
Dopo il lancio di Virgin Galactic il noto senatore del Vermont, Bernie Sanders, ha affidato a Twitter una propria riflessione riguardo alla disuguaglianza dei redditi e dei patrimoni. A suo avviso i viaggi nello spazio sarebbero la rappresentazione plastica delle differenti condizioni di vita della popolazione comune e della “casta” dei miliardari.
Here on Earth, in the richest country on the planet, half our people live paycheck to paycheck, people are struggling to feed themselves, struggling to see a doctor — but hey, the richest guys in the world are off in outer space!
Yes. It's time to tax the billionaires.
— Bernie Sanders (@BernieSanders) July 11, 2021
“Qui sulla Terra, nel Paese più ricco del pianeta, metà della nostra popolazione vive stipendio dopo stipendio, le persone devono lottare per comprare da mangiare e riuscire a vedere un medico – ma ehi, gli uomini più ricchi del mondo sono nello spazio! Sì, è il momento di tassare i miliardari”.
Adesso un’altra corsa, il primo film girato nello spazio: russi favoriti
Meno nota è la corsa al primo film girato nello spazio. I contendenti sono due. Da una parte Tom Cruise spalleggiato dalla Nasa e da SpaceX (la compagnia di Elon Musk). Dall’altra ci sono l’attrice Yulia Peresild e il regista Klim Shipenko, entrambi russi. Questi ultimi sembrano i favoriti, avendo già annunciato la data della loro partenza verso la Stazione spaziale internazionale, il 5 ottobre prossimo. Il film dovrebbe parlare di un medico spedito urgentemente nello spazio per salvare un cosmonauta in pericolo di vita. Ma questa è un altro giro, questa è un’altra corsa.
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