Come le creme solari possono danneggiare la fauna marina

19 Agosto 2021 06:00

In breve:

  • Le sostanze contenute in alcune creme solari danneggiano la fauna marina
  • Thailandia e Palau hanno abolito l’utilizzo nelle loro spiagge
  • In cosa consiste lo “sbiancamento” dei coralli

Le creme solari proteggono l’uomo da patologie della pelle e da dolorose “scottature” nelle calde giornate passate sotto il Sole. Alcune sostanze contenute nel flacone però (non in tutti, dipende da prodotto a prodotto) se disperse in mare possono creare non pochi problemi alla fauna marina. Lo sanno bene Paesi come la Thailandia e Palau che hanno deciso di bandirne l’uso nelle proprie spiagge. Ecco perché.

La Thailandia ha detto stop alle creme solari “nocive”

Ad inizio agosto la Thailandia ha deciso di bandire l’utilizzo delle creme solari in tutti i suoi parchi nazionali marini. Una scelta forte e tesa a proteggere l’ambiente che, secondo il ministero Thailandese per la conservazione era colpito dalle sostanze chimiche contenute all’interno di quei prodotti. In particolar modo, i composti incriminati sarebbero l’ossibenzone e l’octinoxato, che all’interno della crema solare servono a schermare i raggi ultravioletti del Sole e proteggere la pelle da una giornata a rischio “scottature”, ma che sono nocive per l’ambiente e soprattutto per la barriera corallina. Chiunque dovesse essere visto dalle autorità ad utilizzare le creme contenenti queste sostanze rischierà una multa di oltre 2.000 euro.

Anche a Palau lo stesso divieto (ancor più severo)

Dal primo gennaio 2020 anche a Palau le creme solari con sostanze “inquinanti” sono state bandite. Palau è un piccolo Stato insulare di circa 20mila abitanti circondato dall’Oceano Pacifico. In questo caso le sostanze bandite sono ben dieci: “Queste sostanze chimiche sono degli inquinanti ambientali riconosciuti”,  scrive l’Icri (l’Iniziativa internazionale della barriera corallina). “Molte di loro sono dei distruttori endocrini oppure sono incredibilmente tossici nelle fasi iniziali dello sviluppo di molte specie presenti in natura, compresi i coralli, i pesci, le alghe e persino le persone. L’inquinamento legato alle creme solari può ridurre la resilienza degli ecosistemi ai cambiamenti climatici e condizionare la ripresa e il recupero degli habitat ormai degradati”.

L’impatto dell’ossibenzone

È la stessa organizzazione a ricordare come “oltre una dozzina di studi scientifici ha dimostrato che l’ossibenzone è altamente tossico per la fauna marina, specialmente per i coralli. L’ossibenzone rende i coralli più suscettibili allo sbiancamento dei coralli, danneggia il Dna del corallo e deformerà, uccidendo, il corallo più giovane”.

Il rapporto del Noaa sulle conseguenze ambientali

L’Amministrazione nazionale per l’osservazione oceanica ed atmosferica americana, il Noaa, dedica sul proprio sito una intera pagina all’impatto delle creme solari rilasciate sull’ambiente. Il Noaa spiega infatti che la crema applicata sul proprio corpo può “comunque essere rilasciata in acqua durante il nuoto o la doccia”, attaccando direttamente la fauna marina. Per questo l’istituzione consiglia di utilizzare solo “creme solari che non contengono sostanze chimiche nocive per l’ambiente”.

Ma che cos’è lo sbiancamento dei coralli?

Si è detto che le sostanze chimiche contenute all’interno delle creme solari possono indurre e favorire lo sbiancamento dei coralli. Si tratta di un fenomeno che coinvolge i coralli in momenti di forte stress, come un aumento della temperatura (nella stragrande maggioranza dei casi) oppure un cambiamento nella composizione chimica dell’acqua in cui sono immersi. Al palesarsi e al perpetrarsi di queste condizioni i coralli espellono le alghe microscopiche con cui vivono in simbiosi (svolgendo la fotosintesi forniscono ai coralli le sostanze nutritive). In assenza delle alghe i coralli (che sono polipi) vengono privati del nutrimento e quindi vanno incontro alla morte. La mancanza di alghe inoltre rende visibili le strutture calcaree dei coralli, che così appaiono bianchi. Da qui lo “sbiancamento”.

“Video di National Geographic in cui viene mostrato il processo di sbiancamento del corallo”

Le stime sulla quantità di crema solare dispersa nei mari

Non c’è un dato universalmente riconosciuto e condiviso riguardo alla quantità di crema solare dispersa nell’ambiente. In questa sede si citano due stime che possono aiutare a comprendere però l’ordine di grandezza del fenomeno. Secondo quelle  di Cinzia Corinaldesi, professoressa associata di Ecologia al Politecnico delle Marche, sarebbero circa 20mila le tonnellate di crema solare immesse ogni anno nelle acque del solo Mar Mediterraneo settentrionale. Craig Downs invece, ricercatore e capo dell’laboratorio Haereticus nonché altro riconosciuto esperto in materia, colloca le sue stime tra le 6mila e le 14mila tonnellate rilasciate nelle aree della barriera corallina ogni anno.

“Un video del celebre canale di TED-Ed dedicato al tema delle creme solari, sono disponibili i sottotitoli in italiano”

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