Un quarto della nostra provincia e metà dei piacentini a rischio alluvione
Redazione Online
|3 anni fa

Nessuno ha dimenticato la tragica alluvione del 14 settembre 2015, che seminò morte e devastazione in tutto il nostro territorio.
Un evento, spiegarono allora gli esperti, che aveva un tempo di ritorno superiore ai 500 anni. Un’espressione tecnica che i piacentini impararono drammaticamente a conoscere e che sottolineava l’eccezionalità di quanto accaduto.
Proprio su questo principio si basano i dati contenuti nell’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia realizzato da Ispra, tenendo conto dei tre scenari convenzionalmente utilizzati per stabilire i criteri di allagabilità.
La provincia di Piacenza si estende su 2.586 chilometri quadrati. Un quarto di questa superficie è complessivamente a rischio allagamenti: 643 chilometri quadrati, pari al 24,9%. Si tratta in prevalenza delle zone lungo i fiumi, Po in primis, in cui è esposto il 54,2% della popolazione.
Sono tre gli scenari contemplati.
Quello più probabile, con tempi di ritorno compresi fra 20 e 50 anni (dunque ad allagabilità elevata), riguarda 184 chilometri quadrati di territorio e il 7,11% della popolazione.
Lo scenario con probabilità media (con tempi di ritorno fra 100 e 200 anni) riguarda 418 chilometri quadrati della nostra provincia e il 16,2% dei residenti.
Infine, la terza fascia, quelle delle alluvioni poco frequenti, ma potenzialmente devastanti, con tempi di ritorno superiori a 200 anni: 41,4 chilometri quadrati, 1,6% della popolazione.
Come facilmente intuibile, i comuni rivieraschi hanno una percentuale complessiva di rischio pari al 100% per le aree e i residenti, dovuta al fatto che i fiumi, in particolare il Po, possono essere soggetti a piene anche eccezionali.
Si tratta di Besenzone, Calendasco, Caorso, Castelvetro, Cortemaggiore, Monticelli, San Pietro in Cerro e Villanova.
Piacenza è complessivamente al 90,3%, anche se lo scenario ad alta probabilità riguarda il 16% del territorio e solo lo 0,4% della popolazione.
Le zone più facilmente allagabili (probabilità alta) sono Calendasco (37,6%) e Caorso (25,1%), mentre i residenti potenzialmente più a rischio sono proprio a Calendasco (15,2%) e Castel San Giovanni (14,7%). È lì dove si è costruito maggiormente lungo il corso del Po.
Secondo il rapporto Ispra (la parte relativa alle alluvioni è curata da Barbara Lastoria e Martina Bussettini) solo i residenti di Zerba e Ziano sono completamente immuni da rischi.
EDIFICI, IMPRESE E BENI CULTURALI
Territorio e cittadini non sono i soli elementi ad essere esposti al pericolo derivante dalle possibili alluvioni nella nostra provincia.
Il rapport Ispra contiene anche gli scenari di pericolosità idraulica relativi a edifici, imprese e beni culturali, classificati secondo tre parametri.
Edifici
Per quanto riguarda gli edifici, sono poco meno di 33mila quelli che si trovano in zone a rischio, pari al 37% del totale. Quelli esposti al pericolo più probabile, però, sono solo il 3% del totale.
Imprese
Capitolo imprese: il 61% è racchiuso nelle tre classi di pericolo, ma quella più elevata comprende solo il 2,6% del totale.
Beni culturali
Discorso simile per i beni culturali: 52,3% in aree allegabili, ma solo 3,5% nello scenario più probabile.
Anche per queste tre voci, si arriva al 100% in quei comuni rivieraschi per i quali il rapporto indica una potenziale allagabilità assoluta in casi di eventi eccezionali.
Un evento, spiegarono allora gli esperti, che aveva un tempo di ritorno superiore ai 500 anni. Un’espressione tecnica che i piacentini impararono drammaticamente a conoscere e che sottolineava l’eccezionalità di quanto accaduto.
Proprio su questo principio si basano i dati contenuti nell’ultimo rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia realizzato da Ispra, tenendo conto dei tre scenari convenzionalmente utilizzati per stabilire i criteri di allagabilità.
La provincia di Piacenza si estende su 2.586 chilometri quadrati. Un quarto di questa superficie è complessivamente a rischio allagamenti: 643 chilometri quadrati, pari al 24,9%. Si tratta in prevalenza delle zone lungo i fiumi, Po in primis, in cui è esposto il 54,2% della popolazione.
Sono tre gli scenari contemplati.
Quello più probabile, con tempi di ritorno compresi fra 20 e 50 anni (dunque ad allagabilità elevata), riguarda 184 chilometri quadrati di territorio e il 7,11% della popolazione.
Lo scenario con probabilità media (con tempi di ritorno fra 100 e 200 anni) riguarda 418 chilometri quadrati della nostra provincia e il 16,2% dei residenti.
Infine, la terza fascia, quelle delle alluvioni poco frequenti, ma potenzialmente devastanti, con tempi di ritorno superiori a 200 anni: 41,4 chilometri quadrati, 1,6% della popolazione.
Come facilmente intuibile, i comuni rivieraschi hanno una percentuale complessiva di rischio pari al 100% per le aree e i residenti, dovuta al fatto che i fiumi, in particolare il Po, possono essere soggetti a piene anche eccezionali.
Si tratta di Besenzone, Calendasco, Caorso, Castelvetro, Cortemaggiore, Monticelli, San Pietro in Cerro e Villanova.
Piacenza è complessivamente al 90,3%, anche se lo scenario ad alta probabilità riguarda il 16% del territorio e solo lo 0,4% della popolazione.
Le zone più facilmente allagabili (probabilità alta) sono Calendasco (37,6%) e Caorso (25,1%), mentre i residenti potenzialmente più a rischio sono proprio a Calendasco (15,2%) e Castel San Giovanni (14,7%). È lì dove si è costruito maggiormente lungo il corso del Po.
Secondo il rapporto Ispra (la parte relativa alle alluvioni è curata da Barbara Lastoria e Martina Bussettini) solo i residenti di Zerba e Ziano sono completamente immuni da rischi.
EDIFICI, IMPRESE E BENI CULTURALI
Territorio e cittadini non sono i soli elementi ad essere esposti al pericolo derivante dalle possibili alluvioni nella nostra provincia.
Il rapport Ispra contiene anche gli scenari di pericolosità idraulica relativi a edifici, imprese e beni culturali, classificati secondo tre parametri.
Edifici
Per quanto riguarda gli edifici, sono poco meno di 33mila quelli che si trovano in zone a rischio, pari al 37% del totale. Quelli esposti al pericolo più probabile, però, sono solo il 3% del totale.
Imprese
Capitolo imprese: il 61% è racchiuso nelle tre classi di pericolo, ma quella più elevata comprende solo il 2,6% del totale.
Beni culturali
Discorso simile per i beni culturali: 52,3% in aree allegabili, ma solo 3,5% nello scenario più probabile.
Anche per queste tre voci, si arriva al 100% in quei comuni rivieraschi per i quali il rapporto indica una potenziale allagabilità assoluta in casi di eventi eccezionali.

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