Gas sempre più caro, gli italiani riscoprono la legna. Ma attenzione alle emissioni

28 Aprile 2022 14:00

Il prezzo del gas continua a crescere e gli approvvigionamenti sono sempre più incerti a causa della guerra in Ucraina.
Così famiglie ricorrono al vecchio combustibile, riscoprendo la legna per far funzionare caminetti e stufe.
Lo spiega la Confederazione italiana agricoltura (Cia), raccogliendo le impressioni degli operatori del settore: “Non possiamo certo dire che, nel giro di qualche mese, ci sia stata la corsa ad acquistare le stufe, ma certamente molte persone hanno rivisto le abitudini. La richiesta di legna da ardere per riscaldamento è altissima”.
IL PREZZO CONVENIENTE
Pesa soprattutto la questione economica: con il caro-bollette che continua a pesare, in tanti si stanno orientando su una soluzione più conveniente: “Il legno è aumentato, ma “solo” di un euro al quintale, una cifra sicuramente esigua se confrontata alla crescita del gas che è del 200-300%”. Chi le aveva già, ma magari le teneva spente, quest’inverno ha riacceso di più le stufe, in questi anni lasciate in disparte”.
La legna da ardere è classificata come biocombustibile e rappresenta, ancora oggi, il principale combustibile di uso domestico per un terzo della popolazione mondiale.
In Italia, secondo l’Arpa Lombardia, in questi ultimi anni sono state oltre 4,5 milioni le famiglie che hanno scelto questa risorsa per il riscaldamento domestico, pur se con notevoli differenze nella distribuzione geografica, a causa dei diversi climi e delle diverse tipologie territoriali.
DOVE DI USA
Sono stati impiegati materiale legnosi da ardere, soprattutto nelle località montane (e meno nelle zone di collina), nei piccoli centri abitati (con meno di 5.000 abitanti), prevalentemente nelle case di residenza, nelle case isolate o a schiera.
Rispetto alla tipologia di materiale, la legna può essere utilizzata in pezzi o in forma cippato o di pellets. Generalmente non è un materiale esposto a particolari processi lavorativi e si presenta in tronchi o rami, che possono essere stagionati, quindi secchi, o non stagionati.
Durante il boom economico in Italia l’uso della legna si ridusse, perché sostituito dagli impianti di riscaldamento a metano costruiti nei nuovi appartamenti.
Oggi, in molte case nuove e ristrutturate, si è riscoperto l’uso della legna da ardere, non solo per gli amanti dei vecchi camini, ma anche per chi ne ha montati di nuovi, comprese le stufe di ultima generazione. Queste nuove strutture hanno rese ottimali in termini di potere calorifico; alcuni tipi, poi, sono utilizzabili per impianti di riscaldamento dell’acqua di uso domestico.
Insomma, un ritorno al passato con la tecnologia più moderna.
Naturalmente occorre tenere conto dei costi di acquisto o di costruzione di caminetti e stufe, oltre che della loro manutenzione.
LA QUESTIONE AMBIENTALE
Ogni medaglia ha sempre il suo rovescio e questo caso non fa eccezione. La combustione della legna a uso domestico è, infatti, fonte di inquinamento.
L’European enviromental bureau (Eeb), grande rete europea di organizzazioni ambientaliste, sostiene che il riscaldamento domestico a base di legna e carbone in piccole stufe e caldaie emette circa la metà di tutto il particolato fine e il nerofumo (la polvere nera prodotta in prevalenza dal carbonio) all’interno dell’Unione europea.
Uno studio di Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) relativo alle emissioni di PM10 aveva rivelato che quelle generate dagli impianti alimentati a metano arrivavano a 49 tonnellate ogni anno. Nel caso del gasolio si parla invece di 62 tonnellate di polveri sottili.
I camini aperti ne producono 3.679 tonnellate all’anno, mentre quelli chiusi 2.401. Le stufe a legna, invece, scaricano 2.651 tonnellate di PM10.
Non a caso, uno dei provvedimenti presi dal protocollo regionale Liberiamo l’aria in caso di superamento dei tetti di smog è proprio lo stop agli impianti a biomasse per uso domestico.

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