Piccolo manuale per boomer: ecco cosa si nasconde dietro il linguaggio dei giovani

16 Maggio 2022 14:00

Se vi capitasse di imbattervi (più o meno per caso…) in una chat di figli o nipoti, troverete molti termini che non capirete. Alcuni fanno sorridere, altri devono far alzare la soglia di attenzione, qualcuno è proprio pericoloso.
Gli innocui
Quelli più innocui, sono quelli di uso più comune, molti dei quali stanno entrando nel linguaggio quotidiano.
“Droppare” significa pubblicare una foto, quasi sempre su Instagram, “floppare” si riferisce a un video su TikTok che ha fatto poche visualizzazioni, magari perché è “cringe”, ossia imbarazzante (elemento che spesso lo fa però diventare virale).
Il ragazzo che mi piace, tra le giovani di oggi, è “il mio crush”.
Le liti
Chi si è già stancato di questo articolo, perché crede di capirci poco per questioni anagrafiche, è quasi certamente un “boomer” (ossia un adulto che capisce poco del mondo giovanile) e quindi potrebbe essere “blastato”, ossia umiliato nel corso di una conversazione, magari con un “dissing”, ossia sostanzialmente insultato. Quando la lite si accende si parla di “flame”, se qualcuno reagisce d’istinto e si infervora è “triggato”, soprattutto se il rivale è uno “snitch”, cioè si è comportato in modo molto scorretto.
I pericoli
I termini più pericolosi sono quelli di ancor più difficile comprensione se non si appartiene alla “generazione Z” (i nati dopo il Duemila).
Se in uno scambio di messaggi troviamo “Pos” vuol dire che i ragazzi si stanno mettendo in guardia sulla possibilità che i genitori leggano la chat, mentre “99” significa che proprio i genitori sono fuori casa e “Pah” che non sono usciti.
“Kpc” si traduce con “non dirlo ai tuoi” e c’è il rischio che possa essere associato alle cattive intenzioni di qualche adulto nei confronti di un giovane.
“RU/18”, in pratica “hai 18 anni?”, sovente è una delle prime domande in rete degli adescatori sessuali. Sullo stesso piano, “Gnoc” (spogliati davanti alla web cam) e “Gypo” (togliti le mutande).
“Nek”per gli adulti è un cantante, ma per le nuove generazioni è la sfida a bere alcol che si lanciano on line.
Se un papà o una mamma trovano queste sigle sul telefono o sul computer dei propri figli, meglio che provino ad approfondire.
I videogiochi
Ci sono poi alcuni termini che molti genitori sentono gridare in casa all’improvviso. Sono quelli legati ai videogiochi.
“Bannare” è espellere, “droppare” in questo caso è abbandonare, “fightare” è combattere, “killare” è uccidere.
“Laggare”si riferisce ai problemi di connessione, un “nabbo” è un giocatore poco esperto, “spawnare” vuol dire comparire all’improvviso, “camperare” è una pratica giudicata scorrette, ossia non prendere parte al gioco per entrare in azione solo nel momento più conveniente.
Per guadagnare crediti o abilità le strade sono due: “grindare”, ossia attuare azioni ripetitive per lungo tempo, oppure “shoppare”, vale a dire comprarli con denaro reale, anziché guadagnarseli sul campo. Ma attenzione a spendere troppo, altrimenti si viene etichettati come “shopponi”.

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