Stesso prezzo, meno prodotto nelle confezioni: l’Antitrust indaga sulla “shrinkflation”

27 Maggio 2022 05:00

L’Antitrust accende un faro sulla “shrinkflation”, quella particolare tecnica di marketing attraverso cui le aziende riducono la quantità di prodotto nelle confezioni, mantenendo i prezzi sostanzialmente invariati.
“L’Autorità – ha detto il direttore generale per la tutela del consumatore, Giovanni Calabrò, in audizione alla Commissione d’inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti – sta monitorando il fenomeno al fine di verificare se possa avere rilevanza ai fini dell’applicazione del Codice del consumo, con particolare riferimento alla disciplina in materia di pratiche commerciali scorrette”.
Calabrò ha quindi assicurato che “l’Autorità è ben al corrente del fenomeno” e, oltre alla crescente attenzione dedicata dalla stampa che ha lanciato più volte l’allarme sul “restringimento” delle confezioni di prodotti soprattutto alimentari e per l’igiene della casa, precisa di aver ricevuto la segnalazione di un’associazione di consumatori su tale condotta.
Il responsabile dell’Antitrust sottolinea: “Ciò che rileva non è la riduzione in sé della quantità di prodotto contenuta nella confezione, decisione aziendale legittima, quanto la trasparenza di tale modifica nei confronti del consumatore. In questo senso – conclude – condotte quali la diminuzione della quantità di prodotto a parità di dimensioni della confezione, in assenza di un’adeguata avvertenza sull’etichetta frontale, potrebbero essere ritenuti meritevoli di approfondimento”.
LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI
“Speriamo che l’Antitrust condanni queste aziende e non si limiti alla moral suasion”.
Lo afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando le dichiarazioni del direttore generale dell’Antitrust, Giovanni Calabrò, sulla shrinkflation. La decisione di accendere un faro segue, secondo l’associazione, l’esposto dell’8 aprile, in cui l’Unc “per prima” ha segnalato tutti i prodotti che grazie alla tecnica di marketing della shrinkflation mascheravano l’aumento del prezzo: le colombe pasquali da 750 grammi, le mozzarelle da 100 grammi invece che da 125, il caffè da 225 al posto di quello da 250 grammi, la pasta non nei formati consolidati da 500 grammi e da 1 chilo, il tè con 20 bustine invece di 25.
“E’ scorretto diminuire il quantitativo interno di un prodotto mantenendo la confezione della stessa grandezza, oppure ridurre di pochi grammi il peso rispetto a quelli tradizionali e consolidati da decenni, così come è ingannevole nascondere il peso anomalo nella parte nascosta della confezione, quella inferiore, scrivendolo a caratteri minuscoli”, conclude Dona.
“Siamo lieti della decisione dell’Antitrust di accogliere il nostro esposto e puntare il proprio faro sul fenomeno della shrinkflation che determina una inflazione occulta a danno dei consumatori e svuota i carrelli della spesa”. Lo afferma in una nota il presidente del Codacons Carlo Rienzi, commentando le dichiarazioni in audizione di Giovanni Calabrò, direttore generale per Tutela del consumatore dell’Autorità. “Attendiamo ora i risultati delle verifiche dell’Autorità e invitiamo gli utenti a prestare la massima attenzione in fase di acquisto e a controllare sempre confezioni, pesi, etichette e prezzi in modo da difendersi da tale odiosa pratica”.
Il Codacons ricorda di aver presentato nelle settimane scorse un esposto all’Antitrust e a 104 Procure della Repubblica denunciando la pratica.

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