Il 50% degli squali del Mediterraneo è a rischio estinzione

15 Luglio 2022 14:00

Il 14 luglio si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’orca e dello squalo: specie temute ed affascinanti, in realtà non rappresentano un grosso pericolo per gli esseri umani. È vero invece il contrario: queste specie sono sempre più minacciate dall’uomo e dai suoi interventi sull’ambiente.

Per questo le associazioni che si occupano della salvaguardia di animali ed ecosistemi monitorano e tengono sotto controllo la popolazione degli squali, aggiornandone costantemente le condizioni.

A tal proposito, e proprio in occasione della giornata di ieri, il Wwf ha pubblicato il report “SafeSharks e Medbycatch: tutelare gli squali per Salvare il Mediterraneo”, nell’ambito della campagna #GenerAzioneMare, in cui spiega che squali e razze “sono indicatori della salute degli oceani. Purtroppo però, il 37,5 % delle specie di squali e razze nel mondo sono a rischio estinzione, dato che supera il 50% se riferito alle specie del Mediterraneo, con gravi conseguenze su tutto l’ecosistema marino”.

SafeSharks e Medbycatch sono due progetti internazionali, portati avanti in Italia insieme a Coispa Tecnologia & Ricerca, nati per migliorare le conoscenze sui tassi di cattura accidentale di specie vulnerabili in Mediterraneo e ingaggiare pescatori e autorità per garantire buone pratiche di gestione e mitigazione delle catture accidentali.

Proprio la cattura accidentale di questi animali (così come di moltissimi altri come delfini e tartarughe), conosciuta anche come bycatch, rappresenta la causa più importante della progressiva scomparsa di squali, in particolare nel Mediterraneo.

Seguono poi nell’elenco delle minacce la pesca illegale, spesso messa in atto per fini cosmetici oppure alimentari, il cambiamento del loro habitat, l’inquinamento dell’acqua, il cambiamento climatico.

Una situazione drammatica, a cui diverse associazioni stanno tentando di porre rimendio, intervenendo in primo luogo sull’impatto della pesca intensiva nei luoghi popolati da queste creature.

«L’Italia deve implementare quanto prima un monitoraggio adeguato su scala nazionale insieme a concrete misure di mitigazione delle catture accidentali di elasmobranchi, come richiesto dalla Raccomandazione della Commissione Generale per la Pesca in Mediterraneo e Mar Nero del 2021. Deve anche dotarsi quanto prima di un Piano d’Azione Nazionale sugli Elasmobranchi secondo le linee guida Fao e Ue» afferma Giulia Prato, responsabile Mare del Wwf Italia.

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