Il riciclo del futuro: dalla plastica si ricavano combustibili a basso costo

04 Settembre 2022 14:00

Tra le emergenze ambientali degli ultimi anni c’è sicuramente la dispersione della plastica, in particolare nei mari: una stima recente ha rivelato che, se non si interromperà bruscamente la tendenza attuale, nel 205o negli oceani ci saranno più rifiuti plastici che pesci.
La ricerca scientifica si sta concentrando su nuovi ed efficienti metodi di riciclo, provando a rendere sempre più appetibile il corretto smaltimento.
L’ultima frontiera riguarda la produzione di combustibile dalla plastica, curiosamente sono state comunicate due iniziative parallele a distanza di poche ore.

La prima vede protagoniste l’italiana Saipem e la norvegese Quantafuel Asa, che hanno firmato un protocollo d’intesa per collaborare all’industrializzazione e alla costruzione di impianti di riciclo chimico di rifiuti plastici. Questi ultimi saranno basati sulla progettazione e la tecnologia di processo sviluppati da Quantafuel.
“L’accordo – spiegano – consente a Saipem di commercializzare e realizzare a livello globale impianti industriali di pirolisi con la licenza della tecnologia di Quantafuel”.
La pirolisi è un processo termochimico in grado di convertire i rifiuti plastici solidi in prodotti liquidi o gassosi, riutilizzabili come combustibili o materie chimiche per il riciclo delle materie plastiche. “La soluzione tecnologica offerta – aggiunge Saipem – consentirà agli utilizzatori di incrementare l’impiego dei rifiuti plastici misti nella produzione di olio da pirolisi, che potrà essere riutilizzato nella produzione di nuovi prodotti chimici e plastici”.

Un nuovo metodo di riciclo è stato, invece, presentato al meeting dell’American Chemical Society a Chicago da un gruppo di scienziati del Pacific Northwest National Laboratory (Pnnl), che fa capo al Dipartimento dell’energia statunitense.
Il loro punto di partenza è stato proprio il fatto che molti rifiuti plastici sono difficili da riciclare per ragioni logistiche ed economiche. Ad esempio,
l’idrogenolisi (reazione che permette di rompere i legami dei polimeri aggiungendo idrogeno) spesso risulta troppo costosa. Qui interviene il nuovo studio, grazie al quale si può ridurre l’utilizzo di un metallo prezioso come il rutenio, utilizzato da catalizzatore nella reazione.
“La scoperta chiave che riportiamo è il bassissimo carico di metallo”, ha spiegato il chimico Janos Szanyi, che ha guidato il team di ricerca.
Tale procedura, inoltre, permette di sviluppare meno metano, con un ulteriore beneficio per l’ambiente.

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