Da bruchi diventare farfalle solo così si salva l'ambiente
Stefano Maglia, presidente dell'Associazione italiana esperti ambientali, raccoglie in un libro 25 anni di editoriali a tutela del green
Leonardo Chiavarini
|1 mese fa

Stefano Maglia- © Libertà/Leonardo Chiavarini
"Fatti non foste a viver come BRUCHI”. Il professor Stefano Maglia, uno dei massimi esperti del diritto e della gestione ambientale, cita il celebre verso dell'Ulisse dantesco (Inferno, canto XXVI), lo prende in prestito e lo modifica, con ironia, per parlare però di una questione molto seria. "Fatti non foste a viver come bruchi”, infatti, è il titolo di un volume, pubblicato da poche settimane, e reperibile sul sito tuttoambiente.it/editoria, nel quale il presidente di TuttoAmbiente, nonché dell'Associazione italiana esperti ambientali, raccoglie 25 anni di editoriali pubblicati sulla rivista tuttoambiente.it. Una selezione di questi frammenti riavvolge un filo (verde) dipanatosi tra le cose del mondo, con un particolare occhio di riguardo all'ambiente. Questa lunga striscia di istantanee sequenziali in formato testuale ricostruisce uno scenario complesso e punta a offrire, scrive l'autore, «un angolo di riflessione in un momento storico drammatico, tra guerre senza fine, genocidi pianificati tra il silenzio dei colpevoli e inarrestabili e ignorati cambiamenti climatici».
Professor Maglia, questo è un libro dalla struttura particolare che, come lei spiega, raccoglie «25 anni di riflessioni su un presente insostenibile». Come è nato?
«L'idea è stata quella di raccogliere alcuni fra gli editoriali che settimanalmente ho scritto dall'inizio del 2001 all'agosto del 2025 su Tuttoambiente.it, con l'auspicio che possano essere, per tutti, una chiave di lettura nel percorso accidentato della normativa e della cultura ambientale italiana di questo primo quarto di secolo del nuovo millennio».
«L'idea è stata quella di raccogliere alcuni fra gli editoriali che settimanalmente ho scritto dall'inizio del 2001 all'agosto del 2025 su Tuttoambiente.it, con l'auspicio che possano essere, per tutti, una chiave di lettura nel percorso accidentato della normativa e della cultura ambientale italiana di questo primo quarto di secolo del nuovo millennio».
E, invece, cosa può dirci riguardo questo titolo che fa sorridere e al contempo riflettere?
«Riassume un po' il fine ultimo del volume, ovvero consegnare uno "schiaffo” (morale, sia chiaro) a tutti coloro che si ostinano a non studiare più, a non lottare più, a ignorare qualsiasi problema. Insomma, ai molti che oggi si ostinano a "strisciare”, dimenticandosi che noi umani possiamo e dobbiamo fare molto altro. In sostanza, mi conceda la metafora, possiamo elevarci e diventare farfalle».
«Riassume un po' il fine ultimo del volume, ovvero consegnare uno "schiaffo” (morale, sia chiaro) a tutti coloro che si ostinano a non studiare più, a non lottare più, a ignorare qualsiasi problema. Insomma, ai molti che oggi si ostinano a "strisciare”, dimenticandosi che noi umani possiamo e dobbiamo fare molto altro. In sostanza, mi conceda la metafora, possiamo elevarci e diventare farfalle».
Si riferisce ai grandi problemi che affliggono pianeta e società e alla scarsa considerazione che spesso incontrano nell'opinione pubblica?
«Sì, la questione è anche culturale. I cambiamenti climatici e le guerre sono realtà dolorose sotto gli occhi di tutti. Eppure, sono ancora tanti coloro che continuano a non guardare in faccia i problemi o, peggio, a negarli. E sono molti di più quelli che dimostrano scarso interesse e dimenticano che ciascuno, nel suo piccolo, potrebbe fare qualcosa di più».
«Sì, la questione è anche culturale. I cambiamenti climatici e le guerre sono realtà dolorose sotto gli occhi di tutti. Eppure, sono ancora tanti coloro che continuano a non guardare in faccia i problemi o, peggio, a negarli. E sono molti di più quelli che dimostrano scarso interesse e dimenticano che ciascuno, nel suo piccolo, potrebbe fare qualcosa di più».
Un esempio di scarsa consapevolezza o poco interesse in termini ambientali?
«Be', in molti riflettono ancora troppo poco sugli impatti dei loro comportamenti. Per esempio, lo scenario odierno ci mostra ogni giorno pacchetti che, dagli shopping online, arrivano a raffica sotto casa tramite mezzi inquinanti continuamente in moto e questo, ancor più in una città inquinata come Piacenza, è qualcosa di cui si dovrebbe tener conto. Spesso, ci si dimentica che ciascuno di noi, da consumatore, ha un impatto sull'ambiente. A volte sarebbe il caso di riflettere di più e pretendere politiche ambientali più efficaci e variare un po' le nostre abitudini… Ad esempio, lo sapete che l'Italia ha superato già a maggio il limite di risorse che sarebbero dovute bastare per tutto il 2025? Oppure che, se tutti gli abitanti della Terra consumassero quanto un cittadino statunitense, occorrerebbero ben 5 pianeti per sostenerne l'impatto? È evidente che qualcosa vada cambiato».
«Be', in molti riflettono ancora troppo poco sugli impatti dei loro comportamenti. Per esempio, lo scenario odierno ci mostra ogni giorno pacchetti che, dagli shopping online, arrivano a raffica sotto casa tramite mezzi inquinanti continuamente in moto e questo, ancor più in una città inquinata come Piacenza, è qualcosa di cui si dovrebbe tener conto. Spesso, ci si dimentica che ciascuno di noi, da consumatore, ha un impatto sull'ambiente. A volte sarebbe il caso di riflettere di più e pretendere politiche ambientali più efficaci e variare un po' le nostre abitudini… Ad esempio, lo sapete che l'Italia ha superato già a maggio il limite di risorse che sarebbero dovute bastare per tutto il 2025? Oppure che, se tutti gli abitanti della Terra consumassero quanto un cittadino statunitense, occorrerebbero ben 5 pianeti per sostenerne l'impatto? È evidente che qualcosa vada cambiato».

Un punto che ricorre spesso negli editoriali del libro è anche quello della raccolta differenziata, spesso scambiata per un fine, quando in realtà è un mezzo.
«Sì , questo è un tema su cui si rileva ancora oggi scarsa consapevolezza. Innanzitutto, quando si parla di raccolta differenziata si fa riferimento ai soli rifiuti urbani, i quali sono soltanto un quinto dei rifiuti totali prodotti. Inoltre, al netto della raccolta, resta un problema fondamentale: una volta che abbiamo differenziato i rifiuti, dobbiamo anche capire cosa farcene. Si parla tanto di differenziata, dimenticando che i veri obiettivi sono la prevenzione e il riciclo. La Direttiva Ue n. 442 del 1975 l'ha sempre messo in chiaro: nella gerarchia della corretta gestione, il primo posto spetta alla prevenzione alla produzione. In sostanza, dovremmo cercare di produrre meno rifiuti e concentrarci sul riutilizzo. Poi, viene il recupero di materia, ovvero il riciclo. Nella piramide delle priorità della gestione rifiuti, la raccolta differenziata non c'è. Di fatto, è solo un mezzo per recuperare rifiuti e non un fine. E, addirittura, può non servire a nulla se non ci sono impianti di recupero autorizzati».
«Sì , questo è un tema su cui si rileva ancora oggi scarsa consapevolezza. Innanzitutto, quando si parla di raccolta differenziata si fa riferimento ai soli rifiuti urbani, i quali sono soltanto un quinto dei rifiuti totali prodotti. Inoltre, al netto della raccolta, resta un problema fondamentale: una volta che abbiamo differenziato i rifiuti, dobbiamo anche capire cosa farcene. Si parla tanto di differenziata, dimenticando che i veri obiettivi sono la prevenzione e il riciclo. La Direttiva Ue n. 442 del 1975 l'ha sempre messo in chiaro: nella gerarchia della corretta gestione, il primo posto spetta alla prevenzione alla produzione. In sostanza, dovremmo cercare di produrre meno rifiuti e concentrarci sul riutilizzo. Poi, viene il recupero di materia, ovvero il riciclo. Nella piramide delle priorità della gestione rifiuti, la raccolta differenziata non c'è. Di fatto, è solo un mezzo per recuperare rifiuti e non un fine. E, addirittura, può non servire a nulla se non ci sono impianti di recupero autorizzati».
E quando si parla di ambiente, spesso c'è poca consapevolezza anche nelle aziende, vero?
«Purtroppo, sì . Il panorama industriale italiano è scarsamente consapevole e, inoltre, la prevenzione ambientale non è nemmeno obbligatoria. La nostra fortuna è di essere all'interno della disciplina europea, perché, se avessimo contato sulla sola normativa italiana, la situazione generale sarebbe anche peggiore».
«Purtroppo, sì . Il panorama industriale italiano è scarsamente consapevole e, inoltre, la prevenzione ambientale non è nemmeno obbligatoria. La nostra fortuna è di essere all'interno della disciplina europea, perché, se avessimo contato sulla sola normativa italiana, la situazione generale sarebbe anche peggiore».
Un altro fenomeno di cui si parla nel libro è quello del negazionismo. Negli anni ha cambiato volto più volte e, oggi, in qualche Paese del mondo lo troviamo persino al potere…
«Il negazionismo è una malattia grave. Ma, questa malattia ha già da tempo immemore un vaccino, che si chiama scienza. Negare la piaga più grave di tutte, ovvero quella dei cambiamenti climatici, significa andare contro la verità e la scienza. Purtroppo, oggi abbiamo alcuni negazionisti proprio a capo del mondo… leader che si ostinano a negare la scienza, persone spesso over 70 o 80, che desiderano solo sfruttare le risorse e non hanno a cuore il futuro dei nostri figli e nipoti, di coloro a cui è destinata questa Terra».
«Il negazionismo è una malattia grave. Ma, questa malattia ha già da tempo immemore un vaccino, che si chiama scienza. Negare la piaga più grave di tutte, ovvero quella dei cambiamenti climatici, significa andare contro la verità e la scienza. Purtroppo, oggi abbiamo alcuni negazionisti proprio a capo del mondo… leader che si ostinano a negare la scienza, persone spesso over 70 o 80, che desiderano solo sfruttare le risorse e non hanno a cuore il futuro dei nostri figli e nipoti, di coloro a cui è destinata questa Terra».
In termini ambientali, un lume in mezzo a questi leader così foschi è stato Papa Francesco. Ne parla spesso nel libro. Cosa ha significato il pontefice per gli ambientalisti e gli studiosi di ambiente?
«Papa Francesco è stato una figura straordinaria. Fin dalla scelta del nome pontificale, in omaggio al santo del Creato, il Papa ha invitato alla cura della Terra. E la sua seconda enciclica, la Laudato si', rappresenta un documento scientifico estremamente avanzato, che tutti dovrebbero leggere almeno una volta».
«Papa Francesco è stato una figura straordinaria. Fin dalla scelta del nome pontificale, in omaggio al santo del Creato, il Papa ha invitato alla cura della Terra. E la sua seconda enciclica, la Laudato si', rappresenta un documento scientifico estremamente avanzato, che tutti dovrebbero leggere almeno una volta».
Il suo libro si chiude con una poesia di Martha Medeiros "Lentamente muore”. Una nota di rassegnazione o di speranza?
«Una nota di speranza. Un invito a cambiare direzione e scelte, a smettere di "strisciare”. Tutti noi dobbiamo lavorare per un futuro con un futuro, rimettendo al centro gli strumenti della volontà, della conoscenza e della competenza, pensando alle generazioni future. Non è un caso che l'immagine di copertina è un disegno che una mia nipotina di 8 anni ha fatto su un sasso del Trebbia».
«Una nota di speranza. Un invito a cambiare direzione e scelte, a smettere di "strisciare”. Tutti noi dobbiamo lavorare per un futuro con un futuro, rimettendo al centro gli strumenti della volontà, della conoscenza e della competenza, pensando alle generazioni future. Non è un caso che l'immagine di copertina è un disegno che una mia nipotina di 8 anni ha fatto su un sasso del Trebbia».

