Oltre le “stelle”… i segnalati Michelin

Di Giorgio Lambri 16 Novembre 2022 20:08

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Per la Guida Michelin 2023 (che ha finalmente attribuito le tre stelle ad Antonino Cannavacciuolo con Villa Crespi) sono quattordici i ristoranti piacentini che valgono la visita. Uno “stellato” – La Palta di Bilegno – e tre Bib Gourmand (ristoranti indicati con la faccia sorridente dell’omino Michelin che si lecca i baffi, pittogramma che indica un ristorante che propone una piacevole esperienza gastronomica, con un menu completo ad un ottimo rapporto qualità prezzo). C’è la Locanda Cacciatori di Castione (Pontedellolio) della quale viene sottolienata “la grande squisitezza del servizio in sale a gestione familiare” e la “cucina che prepara i classici del territorio, le paste fresche e i secondi in particolare sono straordinari”. Il Caffè Grande di Rivergaro, “dietro un’incantevole facciata liberty si aprono interni inaspettatamente moderni ed essenziali, mentre la cucina va fiera di un’ottima selezione di salumi piacentini Dop, anolini in brodo di terza e tortelli di ricotta e spinaci tra le paste. Rimarchevole la qualità della carne di manzo tra i secondi”; e l’Antica Trattoria Cattivelli di Isola Serafini “dove la famiglia Cattivelli celebra a grandi livelli la cucina della bassa piacentina in un paesaggio tra acqua e campagna che più tipico non potrebbe essere. In carta molti piatti del territorio a base di proposte avvolgenti e gustose, come i pisarei e fasò, irrinunciabili, ma anche gli anolini in brodo di terza, la frittura d’anguilla e pesce piccolo, nonché il guancialino di vitello brasato al Gutturnio”.

Tra i ristoranti semplicemente segnalati dalla “rossa” c’è ovviamente anche il Nido del Picchio di Carpaneto, che in questa edizione ha inspiegabilmente perso la “stella” dopo quindici anni: “l’ambiente è quello di una dimora privata arredata con buon gusto: camino acceso nella stagione invernale, fresco e accogliente dehors in quella più calda. Il ristorante si è costruito una nomea per il pesce, sicuramente meritata, ma la proposta ittica è comunque equamente divisa con la carne. C’è qualche omaggio alla tradizione come gli anolini in brodo, sebbene la maggior parte delle proposte siano fondamentalmente creative”.

Compaiono due new entry, una prevedibile, l’altra piacevolmente sorprendente. IO Luigi Taglienti (in città, nel complesso della chiesa di Sant’Agostino): “In un contesto di gran fascino, in special modo ai tavoli sistemati nel cortile della chiesa sconsacrata, un gran nome della cucina italiana approda a Piacenza. I piatti di Taglienti sono raffinati e ricercati, senza trascurare – al tempo stesso – il gusto; la carta contiene qualche riferimento locale, ma le proposte dello chef amano ripercorrere e rileggere i classici nazionali e internazionali attraverso uno stile personale che non si fa dimenticare facilmente”. E Cà Longa a Montale, gestito da un un agguerrito gruppo di giovani: “Fuori Piacenza, lungo la strada per Parma, la cascina di metà Ottocento che ospita il ristorante offre il fascino della tradizione, ci pensa la cucina del giovane cuoco a dare una sferzata creativa con i suoi piatti. Spesso complessi ed elaborati, rappresentano una delle tappe gastronomiche più interessanti della zona”. Restano opportunamente segnalati anche L’Ostreria Fratelli Pavesi di Gariga (“in un ambiente semplice e conviviale, i salumi, gli anolini, i tortelli piacentini di ricotta e spinaci e la bomba di riso sono alcuni delle proposte locali che si avvicendano in carta, daino e storione tra i secondi, un’ottima zuppa inglese per finire in bellezza”); l’Antica Trattoria Giovannelli di Sarturano (“noi vi consigliamo di non perdere le paste fresche fatte in casa, insieme alla torta di mandorle con zabaione”); la Trattoria San Giovanni a Piacenza “cavalli di battaglia: salumi piacentini, pisarei, tortelli “con le code” e le immancabili carni, dalla tartare agli stracotti); Osteria del Trentino Da Marco in via Castello (“roccaforte di una cucina piacentina con le tipiche specialità cittadine, ma anche frattaglie come rognoni, fegato e cervella”); Locanda del Falco di Rivalta (“piatti della tradizione piacentina e ricette alternative permeate da fantasia e creatività”); Trattoria La Colonna di San Nicolò (“benché la carta presenti qualche piatto di carne e le immancabili proposte piacentine – salumi e paste – la sua cucina è celebre per l’ampia scelta di pesce”); e l’ex stellato Riva di Pontedellolio (“cucina raffinata con quel misurato mix di territorio e creatività”).

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