L’allarme di Confcooperative: “600 lavoratori a casa”

26 Febbraio 2020 04:11

 

Sono seicento i lavoratori della cooperazione rimasti a casa a causa dell’emergenza coronavirus che ha portato a provvedimenti di chiusura di strutture di servizi alle persone. Confcooperative Piacenza ha espresso preoccupazione per le ricadute economico-sociali.

“Le nostre cooperative sociali – spiega il presidente di Confcooperative Daniel Negri – gestiscono servizi per le persone bisognose e fragili; sono quindi di fatto servizi pubblici che devono essere paragonati alla sanità ed alla scuola, ma che allo stato attuale non godono delle stesse tutele. La cooperazione sociale ha per legge una valenza di funzione pubblica che in quanto tale necessita di precise misure a tutela. I lavoratori impegnati in queste strutture e servizi non hanno oggi le stesse certezze di cui giustamente godono categorie che svolgono funzioni equiparabili e di grande valenza sociale. Tra di essi figurano educatori, assistenti sociali, insegnanti, operatori socio-sanitari, pedagogisti, psicologi, personale ausiliario”.

“Anzitutto chiediamo al Governo – prosegue Negri – certezze sull’attivazione della Cassa Integrazione per i lavoratori dei servizi sospesi, insieme alla garanzia che tale provvedimento ricomprenda anche le strutture chiuse per disposizioni locali e non solo ministeriali e regionali”.

Sull’emergenza, Cna (Confederazione nazionale dell’artigianato) ha messo sul tavolo alcune proposte che riguardano la sospensione dei pagamenti di natura fiscale, ma anche provvedimenti urgenti relativi al credito, ai contributi previdenziali, al potenziamento degli ammortizzatori sociali e alle tutele anche per lavoratori autonomi e liberi professionisti. Cna Piacenza auspica un rapido coinvolgimento, da parte delle Istituzioni, di tutti i rappresentanti del tessuto economico produttivo piacentino.

Il comunicato di Confcooperative

Emergenza coronavirus le proposte di Cna

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