Altos Labs, alleanza tra miliardari per la ricerca dell’elisir di lunga vita

09 Settembre 2021 06:00

In breve:

  • Stando ad un articolo del Mit, un gruppo di miliardari americani starebbe finanziando la ricerca nelle tecnologie di ringiovanimento cellulare
  • Altos Labs, il nome della società, avrebbe già raccolto 270 milioni di dollari, offrendo un milione di dollari l’anno ad alcuni dei principali esperti mondiali del campo
  • Tra di loro il premio Nobel per la medicina Shinya Yamanaka, luminare delle cellule staminali

Un gruppo di miliardari, compreso Jeff Bezos, si sarebbero ritrovati in una imponente villa californiana per creare e finanziare Altos Labs. Una società molto particolare, che si occupa della ricerca scientifica dell’elisir di lunga vita. O perlomeno di una tecnica per invertire il processo di invecchiamento delle cellule che si avvicini il più possibile all’immortalità. Stando alle indiscrezioni contenute in un articolo del Mit, la società potrebbe già annoverare tra le proprie fila alcuni dei più grandi esperti del campo, avendo pronti per loro contratti anche da un milione di dollari all’anno.

Una megavilla tra le colline di Palo Alto e un gruppo di miliardari

Lo scenario tracciato dal Mit Technology Review è da cinecomic. Lo scorso ottobre un gruppo di miliardari si sarebbe ritrovato in un teatro in una grande (enorme?) villa a Palo Alto, in California, per una due giorni dedicata niente meno che alle tecnologie per il ringiovanimento cellulare. Proprio così: tecnologie in grado di ringiovanire o perlomeno rallentare l’invecchiamento delle cellule del corpo umano, allungando così la durata della vita e tendendo, come una funzione all’infinito, all’immortalità. Stando alle indiscrezioni raccolte dalla rivista, da quel lungo convegno sarebbe nata Altos Labs, una società che ha come proprio obiettivo il raggiungimento di una tecnica in grado di riprogrammare il naturale invecchiamento degli esseri umani.

“Emmett Brown, per gli amici Doc, mostra a Marty McFly il risultato del “cambio del sangue” al quale si è sottoposto nel 2015 di Ritorno al Futuro”

Bezos (e altri paperoni) investono nell’immortalità

Attenzione però. Questo progetto non si limiterebbe affatto ad un esercizio di stile, all’ennesimo think tank o ad un mero manifesto. Dietro al progetto ci sono alcuni degli uomini più ricchi del mondo. Uno su tutti Jeff Bezos, il fondatore di Amazon nonché uomo più ricco del mondo con circa 186 miliardi di dollari di patrimonio. Tra i principali finanziatori vi sarebbe anche Yuri Milner, un magnate di origini russe (anch’egli arricchitosi sul web) che da anni sostiene premi da destinare a scienziati che si distinguono per le proprie ricerche. Dietro al progetto vi sarebbero comunque altri “paperoni” appartenenti al club dei miliardari, tanto che Altos Labs avrebbe già raccolto qualcosa come 270 milioni di dollari nonostante non abbia ancora mai fatto un annuncio in pubblico, mostrato alcun progetto o superato la fase di start-up. Non male, anzi abbastanza per potersi permettere grassi contratti, paragonabili a quelli di attori o sportivi di prima fascia: un milione di dollari all’anno, se non di più, ad ogni accademico disposto ad offrire il proprio contributo.

“Nella pellicola Brad Pitt ringiovanisce sempre più con il passare degli anni, a differenza della sua dolce metà interpretata da Cate Blanchett

Una società che vuole attirare le migliori menti del mondo

Stando alla ricostruzione del Mit Technology Review, Altos Labs avrebbe la propria sede “fiscale” in Delaware (uno degli Stati Usa con la fiscalità più clemente) ma in futuro realizzerà dei propri distaccamenti o laboratori nella costa ovest degli Stati Uniti, a Cambridge, nel Regno unito e in Giappone. Alcuni nomi degli scienziati coinvolti sono stati già resi pubblici all’interno dell’articolo. Uno di questi sarebbe lo spagnolo Juan Carlos Izpisua Belmonte. Chi sarebbe costui? Il biologo già finito alla ribalta lo scorso aprile per un curioso esperimento che portò alla creazione di embrioni di scimmie contenenti cellule umane. Qualche anno fa, nel 2017, un progetto ancor più ambizioso e ancor più al limite dell’etica, ovvero l’ibridazione di cellule umane e cellule suine. La Bbc li definì “embrioni chimera”. Insieme a lui anche Steve Horvath, professore all’università di Ucla che ha sviluppato una tecnica per misurare l’età degli esseri umani sulla base di 353 marcatori epigenetici (alterazioni dei tag chimici del Dna, modificazioni che variano l’espressione genica pur non alterando la sequenza del Dna) che modificano il fenotipo, l’apparire, senza alterare il genotipo, l’essere, mostrando i segni del passaggio del tempo sul corpo umano. Una tecnica conosciuta anche come “orologio epigenetico” oppure “orologio di Horvath”. Nel ruolo di presidente del consiglio scientifico della società (senza portafoglio) vi sarebbe poi Shinya Yamanaka. Co-vincitore del Nobel per la medicina nel 2012, Yamanaka fu uno degli scienziati che scoprirono le cellule staminali pluripotenti indotte. In termini semplici, la possibilità di riportare cellule adulte differenziate (e sviluppate) ad uno stadio simil-embrionale. Le sue applicazioni nel campo del ringiovanimento cellulare sono ovvie.

Andrew Niccol firmò la sceneggiatura  e diresse un futuro distopico nel quale gli umani smettono di invecchiare al compimento del 25 anni, ma la moneta di scambio è diventata il tempo che rimane loro da vivere. Il risultato? I più ricchi si possono permettere di vivere in eterno”

“Datemi dei capitali e ringiovanirò il mondo”

I tre scienziati citati in precedenza, i soli che il Mit è riuscito a captare dalle proprie fonti, hanno alle spalle un passato di risultati tangibili nel campo dell’allungamento della vita. Juan Carlos Izpisua nel 2016 condusse un esperimento su topi applicando la tecnica scoperta da Yamanaka, aumentando la vita dei roditori del 30% rispetto all’aspettativa media. Per quanto riguarda Horvarth, invece, si ricorda un esperimento condotto nel 2019 nel quale lo scienziato fece assumere a nove volontari un cocktail di ormoni e farmaci per un anno. Al termine dell’esperimento l’età biologica del campione si sarebbe ridotta in media di due anni e mezzo (misurata attraverso i marcatori presenti nel Dna). Un risultato inatteso che sorprese lo stesso Horvarth. È quindi il momento di chiedersi: ora che questi scienziati potranno contare su capitali pressoché inesauribili di miliardari che bramano l’immortalità, fin dove potranno spingersi le loro ricerche? Non resta che osservare. E invecchiare.

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