Asia Bibi condannata a morte. L’avvocato: “Confidiamo nella Corte”

03 Dicembre 2014 17:36

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Lavorava come contadina nei campi del Pakistan, faceva caldo e Asia Bibi, cristiana e madre di 5 figli, il 19 giugno 2009 offrì dell’acqua alle colleghe. Una di loro, di fede musulmana, rifiutò di ricevere acqua da una cristiana, ne nacque un diverbio e Asia Bibi venne accusata di blasfemia in quanto avrebbe pronunciato parole contro il Corano. Un reato, quello della blasfemia, che in Pakistan è punito con la pena di morte. Il mondo si è mobilitato per lei ma la condanna è stata confermata dall’Alta Corte di Lahore. L’ultimo grado di giudizio sarà quello della Corte Suprema e nel frattempo per la donna è stata chiesta la grazia al presidente pakistano Mamnoon Hussain. L’avvocato della 48enne, Musthaq Gill, è intervenuto in un incontro organizzato dall’università Cattolica di Piacenza nell’ambito del ciclo “A tutto campus” sul tema “Diritti umani e discriminazione religiosa”. L’avvocato Gill ha spiegato che “non esistono precedenti di grazia concessa dal presidente per questo tipo di casi, esistono invece sentenze ribaltate dalla Corte Suprema ed è quello in cui la difesa confida”. Fondamentale secondo l’avvocato anche la massiccia mobilitazione che il caso ha suscitato nel mondo dove sono state raccolte migliaia di firme per salvare la 48enne.

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