“Chiunque può diventare povero”. Carlo, 44 anni, dorme sui treni

05 Dicembre 2014 18:51

carlo

Può capitare a chiunque di finire in povertà. Lo pensa il 60% degli italiani che ha risposto all’indagine del Censis sulla situazione del Paese diffusa oggi e lo testimonia la storia di Carlo, nome di fantasia che attribuiamo a un signore di 44 anni che molti piacentini hanno imparato a conoscere perché, da circa un mese, vive nella zona della stazione con il fedele meticcio dal quale non si separa mai. Carlo, origini bresciane, da 8 anni lavorava nel Piacentino con gli animali, i cavalli in particolare. Una decina di ore al giorno, sei giorni la settimana in cambio di vitto, alloggio e 100 euro al mese, in nero. La crisi si è portata via il lavoro. La casa è diventata il sottopassaggio, la camera da letto spesso è la carrozza di un treno. La famiglia è la gente che vede uno sconosciuto con una ciotola per l’elemosina e si ferma a scambiare due parole.
“La gente rimane stupita nel vedere un uomo italiano che chiede l’elemosina – racconta Carloquello di cui ho bisogno è certamente qualche spicciolo per poter mangiare ma ho anche bisogno di parlare con qualcuno altrimenti arrivare a sera, senza un lavoro e senza una famiglia, è molto dura. A Piacenza ho trovato grande generosità. Le forze dell’ordine mi hanno sempre trattato con rispetto, la polizia ferroviaria in particolare ha sempre mostrato sensibilità e umanità. La mattina i ragazzi che vanno a scuola mi lasciano la brioches, il succo di frutta, l’acqua, un gruppo di ragazzine ha fatto addirittura la colletta. Quello che vedo nella gente è la paura di essere al mio posto. Oggi ci sei tu e domani ci potrei essere io, mi dicono”.
Non ha pretese Carlo, “non ho fatto i soldi finora e non li farò – dice – quello che chiedo è un lavoretto che mi consenta di vivere con un po’ di serenità. Io ho fiducia nelle persone, in questo mese ho tirato avanti grazie a loro. Il problema è che ora arriva l’inverno…io vivo in strada…ma me la caverò…comunque me la caverò…”. La solidarietà della gente ha consentito a Carlo di non perdere l’ottimismo. A segnalare la storia alla redazione di Telelibertà è stata Sara, una donna che lavora nella zona della stazione. “Quest’uomo è vittima della crisi e delle circostanze ma è benvoluto perché si vede che è una brava persona. Ci insegnano fin da piccoli ad aiutare il prossimo e abbiamo il dovere morale di farlo. Io e una mia amica lo abbiamo “adottato” ma ora c’è bisogno di un aiuto concreto per offrirgli un lavoro che gli consenta di andare avanti”.

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