Malattie infettive, 650 ricoveri. “Infezioni resistenti agli antibiotici”

19 Novembre 2017 05:00

 “Il 24 novembre striscerò il badge per l’ultima volta e lascerò un pezzo del mio cuore proprio lì, dove tutto è iniziato, 25 anni fa”. Daria Sacchini, primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale di Piacenza, va in pensione e si abbandona a un fiume di ricordi legati alla sua lunga esperienza “che nessuno voleva fare”. Originaria di Reggio Emilia, 67 anni portati con grinta da vendere, Daria Sacchini si laurea a Parma nel 1976 e dopo il primo impiego nella città ducale, allora centro di riferimento per le patologie epatiche, vince il concorso a Piacenza. Il reparto di malattie infettive nasce ufficialmente nel 1990 in piena emergenza AIDS. Lei ne prenderà il timone nel 2010. “In pochissimi volevano occuparsi di questi pazienti – racconta  – è stato un lavoro molto duro e psicologicamente straziante, ogni giorno vedevamo morire sotto i nostri occhi ragazzi giovanissimi e nostri coetanei in condizioni atroci, e senza poter fare nulla. Il virus non ha dato scampo fino al ’96 quando è successo un vero e proprio miracolo con l’introduzione degli inibitori della proteasi e la vita dei pazienti è cambiata radicalmente. Oggi con l’Hiv si convive come con qualsiasi altra malattia cronica”. La diagnosi deve essere però precoce perché tra il contagio e la prima manifestazione dei sintomi possono passare anche 10 o 15 anni. Nel frattempo chi non sa di aver contratto la malattia può diffonderla ad altre persone. Attualmente a Piacenza sono seguite 700 persone e si registrano 25 nuovi casi all’anno. “Quando ho iniziato questo lavoro si pensava che l’Hiv colpisse solo tossicodipendenti e omosessuali – spiega Sacchini – ma non è così. Chiunque abbia una vita sessuale attiva dal bancario al postino, dall’insegnante al commercialista può essere a rischio. Consumare rapporti protetti è l’unica prevenzione. Il test poi è semplice, gratuito e anonimo”.

Oggi l’unità di Malattie infettive ha cambiato totalmente connotazione e fornisce 4mila consulenze all’anno agli altri reparti ed è entrato a far parte del dipartimento oncoematologia diretto dal professor Luigi Cavanna. Vengono trattate le infezioni gravi come la sepsi, l’endocardite, quelle post chirurgiche o da immunosoppressione da chemioterapia. C’è infatti una nuova emergenza: le infezioni ultraresistenti agli antibiotici. Un’altra battaglia vinta è stata l’introduzione di nuove cure per sconfiggere l’epatite C. “Abbiamo già trattato 500 pazienti con un successo del 98%” – ha sottolineato Sacchini. I ricoveri complessivi del reparto per tutte le patologie sono passati da 300 degli anni ‘90 ai 650 attuali.

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