Dimesso Mattia, il paziente 1 di Codogno. “Ringrazio i medici, dal virus si può guarire”

23 Marzo 2020 19:27

Mattia, il “paziente 1” dell’epidemia di coronavirus, sta bene e potrà tornare a condurre una vita normale. Lo ha spiegato il professor Raffaele Bruno, direttore delle Malattie Infettive del San Matteo di Pavia, reparto dal quale il 38enne di Codogno è stato dimesso oggi, lunedì 23 marzo.

Mattia da Codogno era arrivato al Policlinico di Pavia il 21 febbraio scorso. Le sue condizioni, all’arrivo al San Matteo, “erano gravissime” come ha sottolineato spesso Francesco Mojoli, responsabile della Terapia Intensiva, che lo ha seguito nei 18 giorni di ricovero presso il reparto: “lo abbiamo stabilizzato ed è rimasto per diverso tempo in condizioni critiche. Fortunatamente, come ci si aspettava da una persona giovane, che non aveva comorbidità e anche in forma, a un certo punto ha iniziato a migliorare”

Il 9 marzo scorso Mattia è stato “de-connesso” dal ventilatore e trasferito in terapia sub intensiva dove ha ricominciato, poco alla volta, a respirare autonomamente. “Ora sta bene – dichiara Bruno, che lo ha seguito nella seconda parte del ricovero -: lo conferma l’esito negativo dei tamponi a cui è stato sottoposto in questi giorni. A casa potrà condurre una vita normale, come quella di tutti noi, perché è da considerarsi guarito a tutti gli effetti”. “Guarire lui, dal punto di vista umano, in un mese mi ha insegnato che la normalità è un privilegio”, ha concluso Bruno.

“Chiedo a tutti i media di risparmiare la privacy mia e quella della mia famiglia perché vorremmo piano piano dimenticare questa brutta esperienza e tornare alla nostra normalità”, ha detto oggi Mattia, in un messaggio trasmesso dalla Regione Lombardia dopo essere stato dimesso dall’ospedale. Nel messaggio, Mattia ha ringraziato i medici: “Io ho potuto essere curato, sono stato fortunato, ora potrebbero non esserci medici, personale, mezzi”. Tuttavia, “da questa malattia si può guarire. Io devo dire grazie al professor Bruno, ai rianimatori e a tutto il personale dell’ospedale di Pavia e Codogno, che mi hanno permesso di tornare a vivere”.

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