Pediatri piacentini: “Decorso Covid bambini meno impegnativo, serve cambio di passo con i tamponi”

27 Marzo 2020 04:15

Il dottor Roberto Sacchetti, segretario della Fimp Piacenza, a nome di tutti i medici pediatri della nostra provincia, ha inviato alla nostra redazione una lettera aperta a tutte le famiglie. Un importante messaggio rivolto a mamme e papà, ovviamente riferito ai rischi legati al contagio da Coronavirus per i loro figli.

“Il decorso clinico in età pediatrica generalmente risulta meno impegnativo rispetto a quello dell’adulto. I bambini hanno spesso una sintomatologia caratterizzata da sola febbre, talvolta anche alta e persistente, tosse secca, stanchezza, male di gola, congestione e scolo nasale. In alcuni casi prevalgono sintomi gastrointestinali come dolore addominale, nausea, vomito, diarrea mentre nei più grandicelli non è rara la segnalazione di cefalea, dolori muscolari e, più raramente, una importante sensazione di malessere generalizzato. In una piccola percentuale di casi è possibile la comparsa di polmonite associata, ancor più raramente a compromissione importante della funzionalità respiratoria, situazione questa estremamente rara nella letteratura al momento esistente e assente nella popolazione da noi fin qui seguita. La mortalità in età pediatrica a livello mondiale è quasi pari a zero se si esclude il solo caso di un quattordicenne cinese”.
I pediatri sottolineano come gli stessi medici, per due settimane dall’inizio della fase di emergenza, siano stati contagiati dai genitori dei bambini. Sono quattro su trentacinque i pediatri risultati positivi e che in questa seconda fase hanno avviato un cambio di “strategia” nell’approccio con le famiglie.
“Di fronte a questa deciso cambiamento della situazione epidemiologica anche il nostro ruolo di pediatri curanti nella gestione della malattia da Covid-19 è cambiato – si legge nella missiva -. In questi ultimi giorni i bambini con esordio di sintomi quali febbre e tosse vengono innanzitutto inquadrati nel più ampio contesto della salute dell’intera famiglia con un attento triage telefonico da parte del pediatra e una costante valutazione a distanza del decorso della sintomatologia. Concretamente nel momento in cui il pediatra viene contattato per qualsiasi problema che possa determinare un sospetto di infezione da coronavirus viene svolta una scrupolosa anamnesi che non di rado evidenzia la possibilità che il caso pediatrico sia in realtà conseguente a un caso misconosciuto negli adulti dello stesso ambito familiare”.

Nel caso la febbre persistesse? “Qualora vi sia un peggioramento della tosse e/o un decadimento delle condizioni generali dopo 5-6 giorni dall’inizio della malattia il pediatra di famiglia può attivare un percorso diagnostico di approfondimento che prevede più opzioni. In alternativa all’invio nei casi più gravi al PS Pediatrico, il curante può in questa situazione, grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Radiologia del nostro Ospedale, inviare il bambino all’esecuzione di una RX-grafia del torace con un percorso dedicato all’età pediatrica che prevede una prenotazione della prestazione direttamente da parte del medico e con un accesso in fasce di orario e ambienti protetti per il paziente pediatrico. Da Mercoledì 25 marzo sono inoltre attive unità mobili composte da due medici che possono, su proposta del curante e con il vaglio del responsabile del servizio, svolgere a domicilio quegli accertamenti che verranno reputati necessari alla diagnosi e cura della malattia senza gravare ulteriormente sul P.S. Pediatrico del nostro ospedale nei cui operatori troviamo sempre grande disponibilità nel farsi carico delle situazioni più complesse.  Concludendo esiste quindi la possibilità di essere seguiti per questo tipo di patologia senza la necessità di accedere agli studi e confidiamo che i genitori comprendano l’opportunità di questo tipo di approccio, validato dalle istituzioni sanitarie e non (Governo, Ministero della Salute, ISS, Azienda Sanitaria) ed elaborato al fine di limitare la diffusione del contagio, collaborando con il pediatra curante. E’ comunque da sottolineare che per altre patologie di una certa rilevanza clinica o per l’esecuzione di bilanci di crescita non rinviabili l’accesso agli studi pediatrici viene comunque consentito, previo appuntamento e con la presenza di un solo genitore possibilmente in buone condizioni di salute; rimane anche confermata l’attività dei pediatri di famiglia presso gli ambulatori vaccinali dell’Azienda, ritenendosi indispensabile che non venga interrotto il ciclo di vaccinazioni sotto i 13 mesi di età”.

I pediatri sottolineano però un’ulteriore necessità: “Vogliamo infine portare il nostro contributo alla discussione sull’utilizzo dei tamponi e/o test rapidi per l’identificazione dello stato di positività al Covid-19 affermando che il criterio con il quale sono stati eseguiti fino ad ora a nostro giudizio debba essere in parte modificato, pur tenendo conto dei limiti organizzativi con i quali possono essere eseguiti in termini di numero e di capacità di analisi dei laboratori. Poter destinare almeno una parte della diagnostica per pazienti con sintomatologia che risulta più sfumata ma comunque suggestiva di una infezione per rafforzare, con una diagnosi certa, l’efficacia delle misure di isolamento anche intra- famigliare che sono prioritarie per il contenimento della infezione. Non conosciamo ancora tante cose del coronavirus ma extrapolando da altre infezioni virali sappiamo che maggiore è la carica virale a cui si è esposti maggiore è la probabilità di avere una infezione di gravità più elevata. Chiediamo infine che il tampone diagnostico venga utilizzato più frequentemente per il monitoraggio delle condizioni del personale sanitario ospedaliero e territoriale: non si tratta solo di una forma di tutela dei medici e infermieri, ma soprattutto di garantire adeguata protezione alla popolazione che rischia il contagio proprio da chi dovrebbe operare a tutela della salute”.

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