Per un mese lascia la tonaca per curare i malati di Covid a Piacenza

07 Luglio 2020 11:16

Suor Maria Chiara, prima da sinistra in piedi, al Pronto soccorso di Piacenza (foto: Nuovo Giornale)

Per un mese ha indossato il camice bianco nel pronto soccorso dell’ospedale di Piacenza, tornando a fare la professione di medico, con specializzazione in medicina interna. Un mestiere che aveva deciso di interrompere per prendere i voti. Lei è suor Maria Chiara Ferrari, 36 anni, del monastero francescano di Maglie in provincia di Lecce, che quando è venuta a conoscenza del bisogno di aiuto, soprattutto nelle zone più colpite dal virus, ha chiesto il permesso di tornare temporaneamente in corsia, per dare una mano là dove il contagio cresceva e il numero dei medici in servizio non era sufficiente.

Trenta giorni dedicati alla cura delle persone che avevano contratto il coronavirus, iniziati il 12 marzo e conclusi a Pasqua, giorno in cui il camice è ritornato definitivamente nell’armadietto e suor Mariachiara ha indossato di nuovo il suo abito francescano e fatto ritorno dalle consorelle.

“In quelle condizioni non ho mai sentito un paziente lamentarsi. Così come non ho mai sentito un operatore sanitario dare una risposta brusca a un malato – racconta suor Maria Chiara al Nuovo Giornale, il settimanale della diocesi di Piacenza Bobbio che ha raccolto e pubblicato la sua intervista –. Questa situazione ha tirato fuori il meglio del personale sanitario: tutti facevano tutto, dal cambiare i pazienti al recuperare letti, al riorganizzare gli ambienti. Poco contava essere medico, infermiere oppure oss. Gli stessi malati si rendevano conto di questo. Anch’essi cercavano di aiutarci come potevano. Questo ha rivelato una grande fratellanza, una grande solidarietà”.

Molto toccanti, per lei, anche i momenti di contatto con i parenti dei pazienti: “Era difficile perfino chiamare i familiari – racconta -, ma provavamo a farlo il più possibile, sapendo la loro angoscia nell’attesa di avere notizie”.

Giorni e sensazioni nei quali la dottoressa Maria Chiara non ha potuto non vedere “il dolore che va sempre a braccetto con un’altra parola: mistero. L’amore vince, sempre. C’è la morte, c’è il dolore, c’è l’incomprensione, c’è la ferita, ma l’amore vince. E i carri con le bare che che sfilano sono solo un arrivederci”.

Suor Maria Chiara, la prima a destra, con le consorelle in Puglia (foto: Nuovo Giornale)

 

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