Covid, cure con plasma. A Piacenza un donatore su dieci con anticorpi

26 Settembre 2020 10:31

A Piacenza quasi l’otto percento dei donatori ha riportato gli anticorpi da Covid nel proprio plasma: su 1.306 persone sottoposte allo screening, 102 sono risultate positive al test (7,8 percento, per l’esattezza) e una al tampone successivo. Anche attraverso la raccolta di questi dati, quindi, in Emilia-Romagna parte un nuovo studio per valutare la fattibilità di un percorso di produzione di plasma – la componente liquida del sangue – da pazienti e donatori che hanno contratto l’infezione da Coronavirus sviluppando poi gli anticorpi.

L’immunoterapia passiva effettuata con l’impiego del plasma dei pazienti guariti – definito plasma iperimmune o “convalescent plasma” – potrebbe infatti rappresentare un approccio da tenere in considerazione nel trattamento delle infezioni da Sars-Cov-2, sulla base delle esperienze maturate in altri Paesi, tra cui Cina e Stati Uniti.

Il protocollo, predisposto dal Centro regionale sangue e dall’Agenzia sanitaria e sociale insieme all’assessorato alle politiche per la salute, arruolerà su base volontaria due gruppi di persone: i pazienti che hanno sviluppato l’infezione in tempi recentissimi, precedentemente ospedalizzati o in quarantena fiduciaria a domicilio e attualmente guariti; e i donatori periodici volontari di plasma, che hanno contratto l’infezione in forma asintomatica o paucisintomatica, individuati tra coloro che si presentano per l’aferesi – cioè la donazione mirata, solo di alcune componenti del sangue, come il plasma – periodica.

E intanto sono oltre 35mila i donatori di sangue emiliano-romagnoli che, dal 6 luglio al 20 settembre, si sono sottoposti volontariamente allo screening sierologico voluto dalla Regione: il primo bilancio registra dunque, da Piacenza a Rimini, il 61% di adesioni sul numero complessivo di donatori (58.483).

“La nostra Regione vuole contribuire al meglio a tutte le sperimentazioni e protocolli di cura al Coronavirus – spiega l’assessore regionale Raffaele Donini -. Da un lato continuiamo a fare lo screening ai donatori, oltre che ai cittadini, alla comunità scientifica, mentre dall’altro abbiamo definito un protocollo di studio anche per valutare quale potrebbe essere la reale capacità produttiva di plasma iperimmune da parte della nostra rete trasfusionale”.

MODALITÀ OPERATIVE – La Regione, anche sulla base della ricerca che si sta svolgendo a livello internazionale, ha richiesto alle Direzioni delle Aziende sanitarie e ospedaliere, ai professionisti delle unità cliniche più coinvolte e ai direttori dei servizi trasfusionali la disponibilità ad aderire allo studio, che si concluderà il 31 dicembre 2020 e potrà essere eventualmente prorogato su richiesta dall’assessorato regionale, in relazione ai bisogni futuri nella gestione della pandemia. Nelle Aziende sanitarie e ospedaliere che aderiscono al protocollo viene costituito un apposito team, multiprofessionale e multispecialistico coordinato dalla Direzione sanitaria, che comprende tutti i professionisti coinvolti e le associazioni dei donatori di sangue, a garanzia della corretta gestione del percorso intraospedaliero e della sicurezza di donatore e ricevente, denominato “Plasma-Covid Unit”.

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