Nonostante il Green Pass le discoteche rimangono chiuse: “Una presa in giro”

24 Luglio 2021 06:05

Il Green Pass, che dal 6 agosto diventerà obbligatorio per accedere a ristoranti al chiuso e al tavolo, ai centri sportivi e agli spettacoli, non cambia la situazione relativa alle discoteche, chiuse anche in zona bianca.

Ad ogni modo, all’interno del decreto-Covid approvato il 22 luglio dal Consiglio dei ministri e ribadito anche dal premier Draghi, è stato istituito un “fondo per i ristori alle sale da ballo”.

I rappresentanti del comparto non ci stanno: “Pretendiamo risposte e che siano risposte serie – commenta Roberto Carbonetti, imprenditore e presidente della Silb di Piacenza (l’associazione che riunisce i locali da intrattenimento). – L’ultimo decreto dimostra che esiste un vero e proprio pregiudizio da parte di questo governo nei confronti delle discoteche. Dal 6 agosto i possessori di Green Pass potranno ballare ovunque tranne nei locali nati per questo scopo. Di fatto, con questa nuova misura, il governo incentiva l’abusivismo. Ora è necessaria una convocazione immediata delle associazioni di categoria nazionali e un risarcimento altrettanto immediato agli operatori del settore. Risarcimento che deve essere rapido, serio e congruo a differenza di quelli fino ad oggi erogati. Infine, tengo a sottolineare che noi siamo stati i primi, ad aprile, a chiedere l’introduzione del Green Pass per ballare all’aperto. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta, salvo vedere a distanza di tre mesi, che siamo gli unici rimasti esclusi. Tutto ciò è ridicolo e inaccettabile”.

Per quanto riguarda il capitolo ristori, Carbonetti conclude cosi: “Il presidente Draghi ha annunciato 20 milioni di ristori per le discoteche. Sono briciole, una presa in giro. In Italia ci sono 3mila discoteche chiuse da 18 mesi. Imprese che pagano in media 140mila euro di affitto l’anno. Questa elemosina si tradurrà in un contributo forfettario da 7mila euro ciascuno. Non vogliamo più sentir parlare di ristori: siamo chiusi per decreto da due anni e pretendiamo un vero e proprio risarcimento da parte di chi ha deciso che siamo pericolosi”.

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